“La discrezionalità amministrativa è, e deve rimanere, una componente essenziale dell’attività contrattuale pubblica. Perché possa essere esercitata correttamente, richiede però stazioni appaltanti adeguatamente strutturate e dotate di elevate competenze specialistiche. La perdurante assenza delle stesse è invece fonte di ritardi e sprechi, anche quando non sfocia in fenomeni corruttivi”. Lo ha detto oggi il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, presentando a Montecitorio la Relazione annuale 2020. In tempi di emergenza, si è inteso ovviare alla cosiddetta “paura della firma” circoscrivendo eccezionalmente “il perimetro del danno erariale. Il perpetuarsi di tale scelta normativa è purtroppo il risultato di un doppio fallimento: da un lato, l’assenza di disposizioni sufficientemente chiare per definire correttamente l’ambito nel quale può e deve esercitarsi la discrezionalità amministrativa. E, dall’altro, ancora una volta, l’assenza di competenze adeguate nella pubblica amministrazione, necessarie per esercitare in modo responsabile tale discrezionalità, senza incorrere in errori o rischi di ‘cattura’, anche inconsapevole, da parte degli attori privati”. In questo quadro, l’Autorità ha formulato “alcune proposte per bilanciare opportunamente trasparenza e rapidità di azione, concentrandosi soprattutto su digitalizzazione dei contratti pubblici e qualificazione di stazioni appaltanti e imprese”. “Occorre puntare sulla digitalizzazione dell’intero ciclo di affidamento, dalla programmazione al collaudo, che troverà elemento centrale nella piena valorizzazione della Banca dati nazionale dei contratti pubblici – ha osservato Busia -. Essenziale sarà l’istituzione del fascicolo virtuale dell’operatore economico, che l’Autorità intende sviluppare ampliando i servizi attualmente resi per la verifica dei requisiti di partecipazione alle gare, nella prospettiva di consentire alle stazioni appaltanti di utilizzare gli accertamenti in precedenza svolti da altri committenti”. Per far partire tale processo, “occorre assicurare che i sistemi di acquisto di tutte le stazioni appaltanti dialoghino con la piattaforma dell’Autorità, dando effettiva attuazione alle disposizioni appena introdotte”. Al fine di raggiungere gli obiettivi del Piano “è però indispensabile dare finalmente attuazione al sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti”. Occorrerà anche “potenziare i soggetti aggregatori regionali, consentendo loro di offrire servizi anche al di fuori del proprio territorio di riferimento e magari di specializzarsi per settori o ambiti di attività, attraverso un positivo confronto competitivo nell’offerta dei propri servizi”. Sarebbe altresì “da incoraggiare la nascita di soggetti aggregatori pubblici promossi dagli enti locali”. Secondo il presidente dell’Anac, “la qualificazione costituisce un passaggio obbligato per favorire l’efficienza e la qualità negli appalti, selezionando i committenti più attrezzati anche da un punto di vista tecnologico”.