Cristiani perseguitati: Acs, presentato Rapporto Annuale, donati quasi 123 milioni di euro

Nel 2020 la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), attraverso i suoi 23 uffici nazionali, ha raccolto 122,7 milioni di euro in donazioni per i cristiani perseguitati e poveri di tutto il mondo. Le offerte, provenienti da donatori privati, sono aumentate di 16,4 milioni di euro, facendo registrare un +15,4% rispetto al 2019. È quanto emerge dal Rapporto Annuale di Acs diffuso oggi. Grazie alle donazioni ricevute, Acs ha finanziato attività per un valore complessivo di 102,1 milioni di euro. Il 79% dei fondi stanziati nel 2020 è stato speso per progetti, informazione, supporto mediatico e campagne di preghiera. In questo modo sono stati sostenuti un totale di 4.758 singoli progetti in 138 paesi diversi. Circa l’8% dei fondi è stato speso per l’amministrazione e il 12,5% per la sensibilizzazione e la ricerca di nuovi benefattori. Inoltre, a causa dei ritardi provocati dalle restrizioni da coronavirus altri 20,6 milioni di euro saranno erogati entro la fine di giugno 2021. Dall’inizio della pandemia Acs ha sostenuto 401 progetti legati al coronavirus per un valore totale di oltre 6,2 milioni di euro. Le iniziative hanno previsto, tra l’altro, la fornitura di Dpi per sacerdoti e religiosi e aiuti finanziari urgenti. Il Rapporto mostra che in Italia le donazioni sono cresciute del 20% attestandosi a 5.292.153: “15.763 benefattori hanno inviato 38.914 donazioni, grazie alle quali abbiamo finanziato oltre cento progetti a tutela delle comunità cristiane minacciate e oppresse”, commenta il direttore di Acs Italia Alessandro Monteduro. “La crisi economico-sociale generata dalla diffusione del Covid-19 – aggiunge Alfredo Mantovano, presidente di Acs Italia – ci ha fatto temere una flessione delle donazioni, il che avrebbe impedito la realizzazione di molti importanti progetti. Tali timori sono stati fugati dalla persistente carità dei nostri benefattori. Questa grande generosità ci fa sentire profondamente grati”. Circa un terzo (32,6%) del totale degli aiuti è andato all’Africa, il 14,2% al Medio Oriente, il 18% all’Asia. Quanto alla tipologia dei progetti, al primo posto si collocano gli aiuti alla costruzione: 744 chiese, case parrocchiali, conventi, seminari o centri comunitari sono stati costruiti ex novo, ricostruiti, o ristrutturati dopo la distruzione causata da guerra o terrorismo. Tra i luoghi di culto vi è la cattedrale maronita di Sant’Elia nella città siriana di Aleppo, gravemente danneggiata da attacchi missilistici tra il 2012 e il 2016. “La pandemia ha peggiorato drammaticamente la condizione dei cristiani in molte regioni del mondo, i quali si sono trovati letteralmente, quasi dall’oggi al domani, senza lavoro, paga o cibo. E anche molti sacerdoti e religiosi sono rimasti senza sapere come sbarcare il lunario”, sottolinea Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di Acs Internazionale. Le offerte per la celebrazione delle Messe, per molti sacerdoti l’unica fonte di sopravvivenza, sono state pari a 1,7 milioni di euro. In tutto il mondo, afferma il Rapporto, un sacerdote su nove ha beneficiato di questa forma di sostegno. Quanto ai seminaristi, uno su otto in tutto il mondo ha ricevuto un sostegno da Acs per i propri studi e per sostenere il costo della vita nel seminario. In questo modo Acs ha aiutato circa 14.000 sacerdoti di domani. La crisi causata dalla pandemia, si legge nel report di Acs, ha avuto un impatto significativo sulle fonti di reddito delle religiose in molte regioni del mondo. Nel 2020 Acs ha fornito sostegni di base, contribuiti per la formazione e l’apostolato ad oltre 18.000 religiose. Un altro settore vitale sostenuto da Acs continua a essere quello del trasporto pastorale, attraverso il quale sacerdoti e catechisti possono raggiungere i fedeli anche in zone remote e impervie. Acs ha finanziato l’acquisto di 783 biciclette, 280 auto, 166 moto, 11 barche, due bus e un camion. “Ancora una volta – aggiungono Mantovano e Monteduro – i nostri straordinari benefattori ci hanno stupito dimostrando come la carità verso il fratello perseguitato o povero possa superare i legittimi e molto umani timori suscitati dai rischi che si corrono in prima persona per la minaccia del Covid-19. Pensiamo anche che i vari lockdown abbiano fatto riflettere tanti cattolici italiani a proposito delle limitazioni ordinariamente sperimentate da tante comunità cristiane minacciate nel mondo, non per il virus ma per la persecuzione in odio alla fede. Il Covid-19, in altre parole, può mutare e diventare più o meno aggressivo, ma non ha la capacità di intaccare la carità animata dalla fede cristiana”.

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