“Abbiamo l’obbligo morale di proteggere il pianeta e tutti coloro che sono i più colpiti dalla crisi climatica, in particolare i popoli indigeni, i piccoli Stati insulari e i Paesi meno sviluppati”. Ne è convinta Jane Axworthy, ambasciatrice di Gran Bretagna presso la Santa Sede, intervenuta alla conferenza stampa di presentazione – in Sala stampa vaticana – dell’incontro “Faith and Science: Towards Cop26”, promosso per il 4 ottobre dalle Ambasciate del Regno Unito e dell’Italia presso la Santa Sede, insieme alla Santa Sede. “Siamo fuori tempo”, il monito della relatrice, secondo la quale “il cambiamento climatico non sta ancora andando nella giusta direzione. Le temperature globali sono cresciute di oltre un grado, e rischiamo di arrivare ad un aumento di oltre due gradi. Questo significherebbe che il 37% della popolazione mondiale sarebbe esposta a severe ondate di calore da qui a 5 anni”. “Le religioni hanno svolto un ruolo chiave fin dalla Cop21 del 2015 e a partire dall’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco”, ha fatto notare l’ambasciatrice, che ha citato come “fonte di ispirazione anche il Documento sulla fratellanza umana siglato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al Azhar. “Abbiamo invitato circa 40 leader delle maggiori religioni mondiali e 10 scienziati di fama internazionale a preparare insieme un appello per la Cop 26”, ha annunciato Axworthy a proposito dell’evento del 4 ottobre: “Sarà rappresentativo delle maggiori fedi e denominazioni religiose da ogni parte del mondo”.