Ha preso il via negli Istituti penitenziari di Parma il progetto “Pane libero & solidale”, rivolto a 14 persone detenute nella sezione Alta Sicurezza 1, frutto della collaborazione fra la Mensa di Padre Lino, gestita dai frati minori che svolgono anche servizio di assistenza religiosa in carcere, Caritas diocesana parmense e Cefal Emilia Romagna, ente di formazione del Movimento cristiano lavoratori e grazie al sostegno del contributo 8xmille di Caritas italiana. Collaborazione, questa, che ha riattivato e potenziato un’attività iniziata nell’Anno straordinario della Misericordia e che ha subito poi alcune interruzioni, anche a causa della pandemia. nei giorni scorsi la visita del vescovo, mons. Enrico Solmi, accompagnato dal cappellano padre Felice D’Addario, dal team del Cefal, Giuseppe La Pietra, Laura Padula con la direttrice Federica Sacenti, e dalla direttrice della Caritas diocesana, Maria Cecilia Scaffardi. Ad accogliere il gruppo, il comandante Domenico Gorla, l’ispettore Fabio Randazzo, che hanno portato i saluti del direttore Valerio Pappalardo, Annaclara Marchesini, coordinatrice dell’area giuridica-pedagogica, con i funzionari Alessandra Porfirio e Guido Rodella, e la psicologa Tiziana Cutrona. Molto atteso l’incontro da parte dei detenuti già al lavoro, nel laboratorio di cucina, che hanno spiegato le metodiche che usano, gli ingredienti per rendere friabili le ostie, ma soprattutto hanno espresso la gioia di contribuire ai bisogni della comunità di cui si sentono parte. “La preghiera del Padre nostro ha unito mani (anche se solo simbolicamente) e tipi di fame, facendo sentire tutti commensali di un’unica grande tavolata – si legge in una nota della diocesi di Parma -. Insieme alla richiesta della benedizione, l’invito rivolto al vescovo di tornare anche per assaggiare questi prodotti ‘speciali’. Davvero liberi e solidali”. Il titolo del progetto, scelto dalle stesse persone detenute, indica lo stile e lo scopo: attraverso la produzione del pane, destinato alle mense dei poveri, e delle ostie, distribuite nelle diverse parrocchie della diocesi, si coniuga libertà e solidarietà. “Libertà dai pregiudizi e dai giudizi, libertà da schiavitù interiori che bloccano, libertà per ricostruire relazioni solidali, esprimere e vivere una cittadinanza attiva”, imparando così a sentirsi “responsabili della fragilità degli altri cercando un destino comune”.