“La tragedia di Ardea non è responsabilità della legge voluta dallo psichiatra Franco Basaglia, ma di chi quella legge non l’ha applicata o, se l’ha applicata, l’ha fatto per un breve periodo”. È quanto scrive Rosy Bindi, ex ministro della Salute ed ex presidente della Commissione antimafia, in un editoriale per il sito de lavialibera.it, la rivista di Libera e Gruppo Abele. “La legge 180, nota come legge Basaglia, non prevedeva di ‘lasciare liberi i matti’ – ricorda Bindi -. Ha consentito la chiusura dei manicomi e l’abbattimento di qualunque ‘muro’, segregazione e istituzionalizzazione della salute mentale, ma non prevedeva affatto l’abbandono della persona con problemi di salute mentale. Piuttosto ne prevedeva l’accompagnamento, la presa in carico, e, da quel punto di vista, la legge è un prototipo di Servizio sanitario nazionale. Dico di più, è il prototipo addirittura della società, di quella società che dovrebbe prendere in carico ogni forma di fragilità e disabilità”. “Ciò che non funziona oggi – continua l’ex ministro – è che, dopo un Trattamento sanitario obbligatorio, le persone con problemi psichiatrici vengono restituite alla famiglia, senza che venga valutato se questa ha realmente la capacità e possibilità di accompagnare adeguatamente il malato. L’alternativa alla costrizione non è l’abbandono, ma l’accompagnamento attraverso un processo di autonomia, verso un uso responsabile della libertà”. Ognuno “è un caso a sé ed è per questo che oggi si parla di Bilancio della salute individuale, che per essere riscattata – sia che si tratti di salute mentale, tossicodipendenza, marginalità, disabilità – necessita però di un contesto abitativo, familiare, comunitario, lavorativo e di un accompagnamento che aumenta in base al grado di autonomia reale del paziente psichiatrico”. “Purtroppo in questi ultimi anni – evidenzia Bindi nel suo editoriale per lavialibera- abbiamo trasformato il Servizio sanitario in una sequela di prestazioni. I matti, i tossicodipendenti, i disabili e gli anziani non possono essere curati così”.
“Se vogliamo che non si ripeta la tragedia di Ardea – sostiene Bindi – che poi purtroppo è’ simile a tante altre, dobbiamo cambiare modello di società in quello suggerito nella ‘Fratelli tutti’ di Papa Francesco, in cui si chiede di mettere al centro della nostra società i fragili: se sappiamo prenderci cura del non autosufficiente, saremo in grado di prenderci cura di tutti. Certamente servono dei fondi. Il Pnrr ha previsto uno stanziamento di 20 miliardi per la sanità, consistente ma non sufficiente. Il Recovery Plan contiene una buona notizia, perché sono previste case della salute di comunità. Il ragazzo che ha sparato è stato abbandonato. Non è questa la legge Basaglia, non sono queste le nuove conquiste che si sono fatte negli anni, per trasformare la psichiatria in salute mentale”.