Si sono svolti oggi a Biassono (Monza Brianza), nella chiesa di San Martino, le esequie di don Mario Riboldi, morto a Varese martedì scorso all’età di 92 anni. Durante il funerale è stato letto un messaggio inviato dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. “Desidero condividere la preghiera di suffragio e la riconoscenza di coloro che hanno conosciuto, amato, stimato, ammirato don Mario Riboldi. Ha vissuto il suo ministero accampato nella precarietà e radicato nel Vangelo di Gesù. Singolare interprete della pastorale dei nomadi don Mario ha seminato il Vangelo nei cuori di persone e famiglie nomadi perché ha imparato le loro lingue, condiviso la loro vita, ha pronunciato parole di incoraggiamento e inviti a conversione”. Delpini ha aggiunto: “Ha seminato. Non ha preteso di raccogliere, non ha calcolato i risultati. Eppure ha raccolto rivelazioni di santità proprio là dove il pregiudizio rivolge uno sguardo di discredito generalizzato: ha infatti recensito e fatto conoscere i santi dei popoli nomadi e i consacrati che dai popoli nomadi si sono fatti avanti per servire la Chiesa: preti, diaconi, suore. Ha vissuto accampato tra gli accampamenti, ora ha lasciato la sua roulotte perché il Signore lo accoglie nella sua dimora eterna. Di là continuerà a sorridere e a pregare per la sua gente e per tutti noi che lo ricordiamo con affetto e preghiamo per lui”.
Subito dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1953 don Riboldi cominciò ad incontrare i nomadi della periferia milanese. Iniziò così il suo viaggio con i popoli rom e sinti, vivendoci assieme. Apprezzato e incoraggiato dall’allora cardinale Montini e futuro Papa Paolo VI, fu tra i promotori del primo e storico incontro della Chiesa cattolica con rom e sinti a Pomezia, il 26 settembre 1965.