“Profonda preoccupazione” per il disegno di legge sulla bioetica che l’Assemblea nazionale sta attualmente esaminando in terza lettura. Ad esprimerla è il Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese, riunitosi dal 7 al 9 giugno. In una nota diffusa ieri sera, i vescovi usano toni decisi: “Il fondamento della ‘bioetica francese’ di cui il nostro Paese era tanto orgoglioso è stato cancellato una volta per tutte: la dignità propria di ogni essere umano – grande e piccolo – non è più il punto focale”. Il testo della legge, che mira ad una revisione sostanziale delle leggi che regolano la bioetica, ha fatto molta strada da quando è stato per la prima volta presentato dal governo nel luglio 2019. Tre anni di dibattito, tre letture, 300 ore di discussioni, più di 5.000 emendamenti presentati. Arrivato in Assemblea nazionale lunedì 7 giugno, il testo dovrebbe essere votato definitivamente il 29 giugno, dopo un’ultima spola parlamentare al Senato, il 24 giugno. La nuova legge prevede l’estensione della procreazione medicalmente assistita (pma) alle donne single e alle coppie omosessuali e stabilisce, tra le altre misure, l’autoconservazione degli ovociti senza motivo medico, la revoca dell’anonimato per i donatori di sperma, l’autorizzazione a creare “embrioni chimerici” iniettando cellule umane in cellule animali a fini di ricerca, la fine del divieto di donazione di sangue per le persone omosessuali. “Ancora una volta, la legge pretende di autorizzare nuove trasgressioni inquadrandole”. Ma “inquadrare è autorizzare”, puntualizzano i vescovi. “L’umanità è cresciuta imponendosi dei divieti: divieto di uccidere un innocente, divieto di incesto, divieto di furto, divieto di stupro. Mescolare cellule umane e cellule animali non dovrebbe essere semplicemente inquadrato: ciò che dovrebbe essere proibito, dovrebbe essere chiaro; e anche ciò che può essere consentito dovrebbe essere chiaro”. “Inquadrare la ricerca sugli embrioni, quando questa ricerca non è a beneficio dell’embrione trattato, significa permettersi di manipolare gli embrioni umani come puro materiale. È mettersi in una situazione di dominio tecnico su ciò che dovrebbe diventare un essere umano completo”. “Come vescovi cattolici, non possiamo che ripetere ciò che diciamo da anni: la sofferenza di chi non può avere figli deve essere accompagnata” e non indurre la scienza a “cercare sempre di estendere il dominio dell’uomo sui propri inizi”. “Mettere in moto un processo per fabbricare bambini non risolve nulla. La vita si riceve come un dono, un dono che siamo chiamati a trasmettere e a condividere con gli altri”. La nota dei vescovi si conclude con un ringraziamento ai parlamentari che si sono opposti alla legge (“la loro testimonianza rimarrà per il resto della storia”) e con un invito ai concittadini a mobilitarsi su questi temi. “La vita umana è un dono, ogni essere umano è un dono che merita di essere accolto da tutta la società con infinito rispetto”.