Ha destato molte riflessioni il discorso del Presidente della Repubblica nel 75° anniversario del referendum che decise il passaggio dell’Italia da monarchia a repubblica. Fu una prima esperienza democratica da cui nacque, non solo la Repubblica Italiana, ma anche l’Assemblea Costituente. Erano anni di difficoltà gravissime come sono quelle attuali. Parteciparono in massa anche le donne, a cui venne dato finalmente il diritto al voto. Per la verità, avevano già votato per le amministrative alcuni mesi prima. Nel suo discorso, Sergio Mattarella ha citato solo nomi di donne che hanno fatto crescere la nostra democrazia. Nella conclusione si è riferito ai giovani: “Scegliete gli esempi, i volti, i modelli, le tante cose positive da custodire della nostra Italia. E poi preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi protagonisti del nostro futuro”.
Nella situazione attuale, c’è un’opportunità di ripresa ed è necessario costruire un diverso futuro riflettendo sulla sovranità del popolo, dei cittadini, una sovranità da esercitare con una sempre maggiore coscienza di ciò che le appartiene: la responsabilità del potere. La Costituzione regola questo potere e apre alla vitalità programmatica di un popolo maturo fatto di diversità e di dialogo, un “poliedro”. Siamo “un popolo” vivo, in cui la vitalità si manifesta nella capacità di costante lavorio a partire dalle diversità. Nella Costituzione ci sono i valori condivisi su cui si basa la convivenza; valori che devono essere oggetto di continua riflessione per verificarne la validità attuale, approfondirne la conoscenza, la portata e l’applicabilità. Le crisi ricorrenti della democrazia non devono spaventare, anzi le sono consone. Essa, infatti, si basa su una utopia, cioè sull’idea della partecipazione piena di tutti i suoi cittadini. Ciò comporta un superamento costante delle realizzazioni attuali per altre più capaci di promuoverne la dignità e la sovranità. Anche chi è “minoranza” è titolare della sovranità, che non va mai messa in discussione. Da questo nasce la necessità di confronto costante, superando lo schema “amico-nemico”. Se ne possono vedere i segnali nell’incontro fra Giorgia Meloni e Mario Draghi, svoltosi in un clima di dialogo. Anche il principio della tolleranza, basato sull’individualismo, diventa obsoleto. Si deve partire dal riconoscimento degli altri cittadini con cui si convive, seppure di idee diverse ma con le stesse prerogative. C’è un’idea di condivisione, come in una sorta di “fratellanza” che ci pone tutti alla ricerca della verità dell’uomo e del cittadino, fondamento della convivenza in una comunità politica.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì)