“Nonostante non esista un processo di raccolta dati univoco sul numero di femminicidi e sui casi di violenza di genere, quelli che abbiamo a disposizione ci forniscono un quadro allarmante”: lo dichiara Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, in occasione del lancio della seconda edizione del “Bando per il contrasto della violenza di genere”. “L’emergenza sanitaria ha ulteriormente acuito il fenomeno e la Fondazione con il Sud, proprio durante il lockdown di marzo 2020, ha promosso con i progetti sostenuti con il precedente bando contro la violenza di genere, una campagna di comunicazione dedicata sui social, condividendo i contatti dei Centri antiviolenza coinvolti – prosegue Borgomeo -. Un’iniziativa efficace, che ha permesso di registrare un incremento delle richieste di aiuto ai centri aderenti. Con questo nuovo bando vogliamo sostenere l’importantissimo lavoro dei Centri antiviolenza e delle reti territoriali che lavorano ogni giorno per accogliere le donne che hanno subito violenza, per aiutarle a trovare conforto, aiuto e fiducia nel costruire il proprio futuro e, spesso, quello dei propri figli”.
I dati delle forze dell’ordine, ricorda una nota della Fondazione con il Sud, “segnalano 111 donne uccise nel 2019. Il 47,5% degli omicidi è avvenuto in ambito familiare o affettivo, valore in costante aumento negli anni (+13,3% rispetto al 2018, +34,9% sul 2017 e +126,5% rispetto al 2002). Nel 61,3% dei casi le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner: circa la metà degli omicidi, infatti, è causato da un uomo con cui la donna era legata da relazione affettiva al momento della sua morte (marito, convivente, fidanzato), mentre l’11,7% è causato da un ex partner. Le donne straniere subiscono violenza fisica o sessuale in misura simile: i dati Istat riportano che dal 2015 al 2019 le vittime di omicidio straniere sono per il 48,6% europee (prevalentemente da Romania e Albania) e per il 32,1% africane”.
Rientrano fra le forme della violenza di genere, ricorda la nota, “anche il revenge porn e l’hate speech, che colpiscono in modo sproporzionato, riflettono una condizione di discriminazione sociale nei confronti delle donne e dinamiche di disuguaglianza di potere tra i sessi. In Italia, l’82% delle vittime è di sesso femminile, ben il 17% è minorenne”.
Le donne con disabilità sono più esposte alla violenza di genere. Per loro, “il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio. Tuttavia, questa situazione è scarsamente considerata sia nelle politiche inerenti la violenza di genere, sia in quelle dedicate alla disabilità”. Secondo dati Istat 2014, “il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi ha subìto violenze fisiche o sessuali”.