Far conoscere il discernimento fin da piccoli, essere sempre più accanto ai ragazzi per conoscerli nel profondo e chiamarli per nome. Continuare ad insegnare a pregare nel quotidiano, andare verso i lontani, puntare alla transizione ecologica con passi concreti. Sono alcuni dei suggerimenti e consigli dei 100 giovani protagonisti del pellegrinaggio “da Pamplona a Roma, sui passi di Ignazio”, rivolti a gesuiti e adulti che accompagnano i ragazzi nel loro cammino di vita. A desiderare questo scambio il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa, in apertura dell’Anno Ignaziano.
Nelle parole di Chiara l’invito ai formatori a “non abbandonare la formazione politica per essere buoni cristiani ma anche buoni cittadini. Fateci vivere esperienze nelle periferie per non lasciare indietro nessuno”. “Padri e madri spirituali cercasi” ricorda Pietro da Roma, con l’invito a continuare ad accompagnare la formazione di tanti. “Isolarsi e farsi Dio è la tentazione di sempre. Questi incontri fake che abbiamo sperimentato – spiega Marco – generano paura, isolamento. Ho paura di non incontrare vite vere”. “Siate pontefici – è il suo consiglio – generando ponti con incontri silenziosi che cambiano i nostri cuori”. “Ponti che servano ad essere attraversati e non crollino” entra in dialogo p. Sosa. “Sento parlare in questi giorni di ritorno alla normalità, questa enorme disuguaglianza tra i popoli. Rispondiamo insieme”.
“Benedico questi incontri e i padri gesuiti che mi hanno accompagnato nella mia vita” condivide Francesco. “Hanno sempre accolto le mie domande e i miei non sensi, mai liquidati con fretta”. “Dobbiamo rompere le zone di buio tra le generazioni – confida Sosa –, spingere a lavorare anche al di fuori”. “Desidererei – spiega Virginia – una voce forte sui principali temi di attualità da parte della Compagnia e una conoscenza condivisa”. “Essere intellettualmente responsabili, lavoriamo molto in questa direzione – spiega il Generale – per rendere ciascuno libero”. “Per risolvere il problema della solitudine e per favorire l’esperienza del discernimento comunitario, creiamo comunità di giovani laici con una regola semplice da condividere”, esorta Francesco. Infine, il ministro generale osserva: “Fin dall’inizio Ignazio ha puntato sull’unità. La comunicazione è a servizio”.
L’incontro è stato preceduto da un pellegrinaggio simbolico, simile a quello vissuto da Ignazio nella sua vita in 4 tappe: l’esperienza Pamplona, per ripartire dalle ferite, con la testimonianza di Shadamgul giovane afgano, fuggito dal suo Paese e accolto dal Centro Astalli. Poi, la tappa “Loyola, riconoscere gli spiriti”, per imparare i criteri del discernimento; “Monserrat, incontro con un povero”, con la testimonianza di un operatore della Caritas di Roma, e “Manresa” con l’esperienza di contemplazione urbana.