Nel 2020 solo il 43,7% della popolazione economicamente attiva con 18 anni e più, nelle zone urbane dell’Argentina, è riuscita ad accedere con diritti alla piena occupazione. Il 13,9% di questa popolazione era completamente disoccupata e il 14,5% era soggetto a sottoccupazione instabile, facendo mestieri e lavori temporanei o non retribuiti, le cosiddette “changas”, o beneficiando di programmi di lavoro retribuito. Allo stesso tempo, il 27,9% aveva un lavoro regolare ma precario (con livelli di reddito superiori alla sussistenza, ma senza alcuna affiliazione al sistema di Previdenza sociale.
Lo rivela l’Osservatorio del divario sociale dell’Università Cattolica argentina (Odsa-Uca), nel rapporto “Effetti della pandemia di Covid-19 sulla dinamica del lavoro nell’Argentina urbana. Uno sguardo critico all’impatto eterogeneo dello scenario attuale dopo un decennio di stagnazione economica (2010-2020)”.
Secondo lo studio, tra il 2019 e il 2020 la propensione delle persone a partecipare al mercato del lavoro è scesa dal 64,8% al 63,1%, in gran parte per effetto della pandemia e dell’impatto economico-sanitario crisi. Questo strano comportamento si spiega perché, nonostante la forte perdita di posti di lavoro osservata (il tasso di occupazione è sceso dal 57,9% al 54,1%), c’è stato un effetto scoraggiante nella ricerca del lavoro, sia per l’impossibilità di circolare liberamente sia per la convinzione che fosse inutile cercare occupazione. Il tasso di disoccupazione è aumentato, tra il 2019 e il 2020, dall’11,3% al 13,9% della popolazione economicamente attiva, il valore più alto del decennio.
Nell’ultimo anno è aumentata la quota di occupati nel settore micro-informale della struttura produttiva (attività di lavoro autonomo non professionale o svolte in piccole unità produttive a bassa produttività, alto turnover e poco o nessun collegamento con il mercato). Nel 2020 questo settore ha riunito il 51,1% degli occupati. Nello stesso anno gli occupati nel settore pubblico rappresentavano il 15,2% e solo il 33,7% degli occupati svolgeva attività stabili nel settore privato formale. Ancora, nel 2020 il 36,7% dei lavoratori attivi di età superiore ai 18 anni era a rischio di disoccupazione, per aver sperimentato tale situazione almeno una volta nell’ultimo anno, e il 46,4% del totale degli occupati non versa contributi al Sistema previdenziale.