“Le donne e gli uomini di buona volontà hanno il compito di spingere il Governo italiano e, tramite esso, le istituzioni europee, verso l’assunzione definitiva di scelte che vadano nella direzione di una responsabilità chiara sui compiti di vigilanza, sui compiti di salvataggio e soprattutto sulle politiche di accoglienza”. Lo afferma l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, dopo l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. “L’uomo che ha salvato il piccolo Juan Francisco è l’unica immagine che ci rappresenta come italiani, come europei: l’immagine di un’Italia e di un’Europa che si indignano e che si sbracciano per trovare soluzioni concrete a monte del problema”.
Riflettendo sul fatto che “il futuro non verrà da una gretta chiusura nelle mura di una fortezza, ma dall’ascolto dell’insegnamento che ci è venuto dalla pandemia”, il presule lo ha indicato: “Un mondo di pochi ricchi e di tanti poveri, un mondo squilibrato e offeso dal dolore e dalla povertà, è un mondo infelice e insensato, un mondo privo di speranza”. Rivolgendosi, infine, a tutti i cristiani, mons. Lorefice ribadisce che “noi battezzati, noi immersi nella Pasqua di Cristo, non possiamo dimenticare che siamo stati salvati dalle acque di morte e siamo riemersi alla vita perché Cristo ha donato la sua vita per amore”. “Dal suo amore siamo stati salvati, dal suo amore siamo custoditi. Egli è il custode di noi suoi fratelli. È questo ciò che rende messianici i cristiani: custoditi, custodiamo; salvati, salviamo!”.