Dall’inizio della pandemia gli extra profitti realizzati grazie al regime di monopolio sui brevetti hanno reso miliardari ben 9 manager e investitori dei colossi farmaceutici, tra cui gli amministratori delegati di Moderna e BioNTech. Assieme detengono una ricchezza netta di 19,3 miliardi di dollari, sufficienti a vaccinare 1,3 volte l’intera popolazione dei Paesi a basso reddito. Ad oggi questi Paesi hanno ricevuto appena lo 0,2% della fornitura globale di vaccini. È la denuncia lanciata oggi da Oxfam e Emergency – membri della People’s vaccine alliance – alla vigilia del Global health summit, in programma domani a Roma e in forma virtuale, che vedrà la partecipazione dei leader del G20. “Nonostante gli enormi finanziamenti pubblici stanziati dai governi, il sistema di produzione e distribuzione dei vaccini sta anteponendo gli interessi di pochi alla sopravvivenza di miliardi di persone – hanno detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia, e Rossella Miccio, presidente di Emergency -. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: dobbiamo porre fine ai monopoli sui brevetti e aumentare la produzione di vaccini per renderli accessibili a tutti”. In cima alla lista dei nuovi miliardari ci sono gli amministratori delegati di Moderna e BioNTech – ciascuno con un patrimonio superiore a 4 miliardi di dollari – due investitori fondatori di Moderna e l’Ad di un’azienda addetta al packaging del vaccino Moderna. E proprio Moderna è tra le aziende che hanno usufruito in gran parte di contributi pubblici. Alla lista si sommano altri 3 nuovi miliardari, tutti co-fondatori dell’azienda cinese CanSino Biologics. Oltre a loro, altri otto individui hanno visto aumentare le loro fortune di ben 32,2 miliardi di dollari, una somma sufficiente a vaccinare ogni abitante dell’India. All’inizio di maggio l’amministrazione Biden ha appoggiato la proposta di India e Sud Africa presso l’Oms per la sospensione della proprietà intellettuale sui vaccini da parte delle Big pharma. La proposta è sostenuta da oltre 100 Paesi in via di sviluppo, a cui negli ultimi giorni si sono aggiunti anche la Spagna e la Santa Sede. Da qui l’appello affinché la dichiarazione di Roma, che uscirà dal summit di domani, “integri, tra i principi per affrontare e superare le prossime pandemie, il tema della revisione dell’attuale sistema che tutela la proprietà intellettuale su vaccini, terapie e diagnostica”.