“Intristisce vedere diversi leader politici italiani mostrare la propria solidarietà a Israele senza spendere una parola sulle sue responsabilità per quello che sta accadendo in questi giorni in quell’area. Per non parlare del silenzio davanti alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale accertate ripetutamente dall’Onu, e dell’inerte indifferenza di fronte all’occupazione e alle sue conseguenze. Manca poi qualsiasi apprezzamento per lo sforzo della leadership palestinese di resistere a tutto questo in modo pacifico”. È quanto scrive Abeer Odeh, ambasciatrice della Palestina in Italia, in una nota diffusa oggi, in cui commenta le tensioni in atto a Gerusalemme, Gaza e altre città palestinesi e israeliane. “Miccia” delle violenze, per l’ambasciatrice palestinese, “è la repressione israeliana durante le celebrazioni del Ramadan, la pulizia etnica che Tel Aviv porta avanti a Gerusalemme Est Occupata, e il boicottaggio delle elezioni palestinesi, derivante dalla proibizione di far votare i cittadini di questa città, dove la violenza e le provocazioni delle forze di occupazione e dei coloni hanno raggiunto livelli mai visti, fino a profanare i luoghi sacri”. La diplomatica parla anche di “inerte indifferenza di fronte all’occupazione e alle sue conseguenze: l’espandersi delle colonie illegali, la demolizioni delle case palestinesi, le detenzioni arbitrarie, le uccisioni ingiustificate, le condizioni di vita miserabili alle quali sono condannati i palestinesi, l’Apartheid, l’impossibilità di avere un proprio Stato”. Insomma, rimarca Odeh, “ci saremmo aspettati di vedere questi leader in piazza per chiedere la fine dell’occupazione, non per sostenere un’occupazione illegale”. L’ambasciatrice lamenta anche “qualsiasi apprezzamento per lo sforzo della leadership palestinese di resistere a tutto questo in modo pacifico” e citando i morti nei bombardamenti israeliani su Gaza, denuncia questa “aggressione militare che traumatizza ulteriormente una popolazione già bersagliata, fatta di 2 milioni di persone che vivono da 14 anni sotto assedio, separati dal resto del mondo e vulnerabili alla macchina da guerra della potenza occupante, senza la protezione internazionale di cui hanno disperato bisogno e che il diritto internazionale umanitario conferisce loro”. “Nemmeno questo, per molti, merita un commento” chiosa Odeh per la quale “non ci sarà mai pace senza giustizia, e senza un deciso appoggio internazionale al popolo palestinese e alle sue legittime rivendicazioni. Se il sostegno internazionale non arriva, è comprensibile che un popolo oppresso provi ad esercitare il proprio diritto all’autodifesa. Ma la speranza è che questo aiuto arrivi”.