Dopo essere state rinviate due volte a causa della pandemia, sabato 15 e domenica 16 maggio si terranno in Cile le elezioni per le cariche di sindaco, consigliere comunale, governatore regionale e per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente, chiamata a dare al Paese una nuova Carta fondamentale. In vista dell’importante appuntamento non mancano gli appelli da parte della Chiesa cilena.
Mons. Fernando Chomali, arcivescovo di Concepción, attraverso un video, chiede a tutti i cittadini elettori informazione e discernimento su questo importante momento socio-politico.
“Vorrei chiedervi – afferma l’arcivescovo – di studiare e analizzare senza pregiudizi, da fonti attendibili, le proposte di ogni candidato alla carica di costituente, governatore regionale, sindaco e assessore. Allo stesso modo, vi chiedo di fare un discernimento coscienzioso, per garantire che i valori e le proposte che presentate coincidano con quelli che speriamo, affinché la giustizia, la prosperità, la pace e la fraternità prevalgano in Cile, così come il bene comune sul bene individuale”.
Infine, ha fatto riferimento all’importanza del voto di ogni cittadino: “Vi chiedo di andare a votare, perché è nostra responsabilità rafforzare la democrazia, indebolire la possibilità di populismo e dittature e sradicare l’uso della violenza, in ogni sua forma, come arma politica”.
Anche il vicario apostolico di Aysén, mons. Luis Infanti della Mora, invita alla partecipazione: “Crediamo che sia estremamente importante esprimere le nostre opzioni e la nostra visione del Paese che vogliamo; dove sono importanti le persone e i beni comuni che Dio ci dona, per tutti”. Aggiunge il vescovo: “Crediamo che la Costituzione debba avere alcuni elementi indispensabili ed essenziali, che sono il rispetto e la valorizzazione dei diritti umani; e all’interno di questi diritti fondamentali ci sono anche beni comuni, soprattutto i più basilari per la vita come l’acqua; e poi, come sottolinea Papa Francesco, le tre T: terra, tetto e lavoro”. Secondo mons. Infanti, “vediamo che ci sono virus che rivoluzionano la nostra intera vita economica, sociale, politica e persino religiosa. È un momento importante per ripensare l’intera questione del potere; esso non si concentra solo sull’economia. Non c’è solo un potere sul piano economico e politico, ma c’è un potere che è nella cittadinanza da cui siamo chiamati ad organizzarci per far valere i nostri diritti e contribuire a sensibilizzare sui problemi più urgenti, compresa la povertà, la corruzione, la violenza, l’esclusione di popoli come i fratelli mapuche o altre minoranze che la nostra società spesso emargina”.