“Centinaia di migliaia di persone morte, ospedali pieni, l’economia e la società bloccate, una situazione che mai avremmo immaginato possibile: questa pandemia ha messo in mostra le nostre fragilità, l’importanza della solidarietà e il ruolo centrale della salute e della cosa pubblica”. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, interviene con un ampio articolo sul numero 250 della rivista di strada “Scarp de’ tenis”, promossa dalla Caritas, diffusa in numerose città d’Italia da persone svantaggiate, senza fissa dimora, disoccupate. “L’Unione europea deve fare luce su una realtà negata da molti, ma nota a tutti ed enfatizzata dalla pandemia: la dimensione della povertà e della marginalizzazione che questa comporta. Ma la povertà non cresce sugli alberi. Non è un virus che arriva all’improvviso. Si è poveri o si diventa poveri a causa di un sistema economico totalmente sbagliato che mette il profitto al centro di tutto. Bisogna dire basta ad un’economia basata esclusivamente sulla crescita illimitata, che non rispetta l’ambiente, distrugge la coesione sociale ed è causa, negli ultimi anni, della crescita esponenziale della povertà”. Il Parlamento europeo, scrive Sassoli, “è pienamente consapevole di come il sostegno ai servizi sociali e all’assistenza dei più poveri sia fondamentale per mantenere la coesione della nostra società”. E poco oltre: “dobbiamo ripensare i nostri obiettivi. Il Green Deal è l’occasione per un sistema economico e sociale che valorizzi la Terra e le sue risorse, non per depredarle. È il momento della ricostruzione dopo la devastazione. La pandemia ha messo a dura prova il nostro sistema, ci ha rivelato quanto siamo vulnerabili e ha dimostrato che l’Unione può e deve fare di più, deve essere messa in condizione di agire con maggiore autonomia per adottare politiche comuni sempre più necessarie. Per questo abbiamo lanciato la Conferenza sul futuro dell’Europa che ha aperto i lavori il 9 maggio”. Mi rivolgo a tutti i cittadini europei: le istituzioni da sole possono fare poco se non sono coadiuvate da un movimento che viene dal basso, se non alimentate dalla linfa del cambiamento presente in ognuno di noi. Negli ultimi venticinque anni abbiamo affrontato tante sfide. È il momento di non mollare la presa, anzi, di chiedere uno sforzo comune per uscire dalla pandemia e creare un’Europa nuova. […] Il Next Generation Eu ci dà le risorse per superare la crisi e la Conferenza sul futuro dell’Europa ci offre un’opportunità senza precedenti per riformare la nostra Unione e renderla più aperta ai cittadini, più accogliente per i bambini, per i giovani e le donne, più preparata alle battaglie che dovremo affrontare. Vogliamo un’Europa più felice perché più giusta”. “Serve coraggio. E soprattutto rimettere al centro delle nostre priorità il bene comune e non quello di pochi”.