Coronavirus Covid-19: Ong Ceo accusa le big pharma, “pressioni su Ue per mantenere i diritti di proprietà su tecnologie, vaccini e medicinali”

Foto Calvarese/SIR

La Ong per la trasparenza, Corporate Europe Observatory (Ceo), accusa le più grandi case farmaceutiche di aver fatto una forte pressione sulle istituzioni Ue per mantenere i diritti di proprietà su tecnologie, vaccini e medicinali contro il Covid-19. “Quello che emerge chiaramente dalle nostre recenti indagini è che le big pharma sono al comando e stanno determinando l’approccio globale di questa pandemia”. Così in una nota Kenneth Haar, ricercatore di Corporate Europe Observatory, che oggi ha pubblicato dei nuovi documenti relativi alla sua inchiesta sui negoziati tra l’Ue e le case farmaceutiche per i contatti dei vaccini. “Quattro o cinque multinazionali controllano fondamentalmente quando e come usciremo da questa pandemia e a quale costo, sia in termini di denaro dei contribuenti che di vite”, sostiene Haar. In particolare, secondo quanto raccolto dall’Ong, le aziende si sarebbero opposte fortemente “a una proposta di sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale su vaccini e medicinali per la durata della pandemia, come proposto da India e Sudafrica all’Organizzazione mondiale del commercio”. Questo avrebbe limitato un accesso globale ai vaccini.
Corporate Europe Observatory, però, non risparmia neanche le istituzioni europee, sostenendo che, “dopo le riunioni con le lobby”, la Commissione europea “avrebbe sostanzialmente accolto i desideri dell’industria farmaceutica”. Il tema sta ovviamente facendo molto discutere a Bruxelles.
Nei documenti pubblicati da Corporate Europe Observatory emergerebbero, secondo la Ong, le motivazioni utilizzate da Efpia, la lobby farmaceutica, “per difendere i diritti di proprietà intellettuale del monopolio sui vaccini”. Secondo Ceo, questo carteggio porterebbe alla luce “le dichiarazioni dell’industria farmaceutica nelle prime fasi del lancio del vaccino secondo cui la produzione e la distribuzione erano sotto controllo e che allora non c’era bisogno di condividere la tecnologia per aumentare la capacità”. Mentre Ceo ribadisce: “Un’immagine rosea che contrasta nettamente con la realtà odierna”. Secondo l’inchiesta dell’Ong, il 9 dicembre 2020 si è svolto l’incontro chiave con la Dg Trade, il dipartimento della Commissione responsabile dei negoziati commerciali, durante il quale l’Efpia ha spiegato che l’attuale strategia globale va nella “giusta direzione”. “Dall’inizio di quest’anno sappiamo che non è così, in particolare per i Paesi a basso reddito, ma anche in Europa”, afferma Ceo.
“L’industria farmaceutica ha dichiarato alla Commissione europea a dicembre: è tutto in buone mani, faremo in modo che i vaccini raggiungano tutti in tutto il mondo, non sono necessarie misure straordinarie. Fidatevi di noi. Oggi – afferma Haar – dovrebbe essere chiaro a tutti che non è così”. “Abbiamo bisogno – ha aggiunto – di espandere la produzione di vaccini attraverso la condivisione della tecnologia e ne abbiamo bisogno ora. Non possiamo lasciare che poche aziende ostacolino la salute pubblica globale”. Nei mesi scorsi Corporate Europe Observatory ha presentato due denunce alla mediatrice Ue, Emily O’Reilly, sulla mancanza di trasparenza nei contratti stretti tra Bruxelles e le case farmaceutiche per i vaccini contro il coronavirus. Dai dati raccolti dall’Ong le dieci maggiori aziende farmaceutiche hanno speso più di 15 milioni di euro nel 2019 per fare lobby sull’Ue. L’Efpia avrebbe poi, secondo Ceo, recentemente aggiornato i suoi dati sulla spesa per attività di lobby nel Registro per la trasparenza: “Dichiara di aver aumentato la sua spesa per le lobby fino a 55 milioni di euro nel 2020, coinvolgendo 25 lobbisti in queste attività (con una crescita di 4,6 milioni di euro dal 2019, un aumento di circa il 20%).

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