Con la riduzione imposta dalle ultime normative internazionali alle emissioni di inquinanti atmosferici derivanti dal trasporto marittimo, nei prossimi anni si potrebbe essere una diminuzione di morti premature e casi di asma infantile, ma anche un leggero aumento del riscaldamento globale. È quanto emerge da un’analisi condotta dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce, dal titolo “Recent Advances in Studying Air Quality and Health Effects of Shipping Emissions” e pubblicato sulla rivista Atmosphere, nella quale viene esaminato l’impatto della navigazione locale nelle aree portuali comparandolo con gli indicatori di salute pubblica.
“In Europa l’impatto alle concentrazioni di inquinanti in atmosfera, come PM2.5 e PM10, le cosiddette polveri sottili, varia tra lo 0,2% ed il 14%, con i valori maggiori osservati nell’area del Mediterraneo”, spiega Daniele Contini, ricercatore Cnr-Isac e co-autore della ricerca assieme alla collega Eva Merico. In Italia si hanno impatti “tra il 2% ed il 10%. Gli impatti agli inquinanti gassosi (ossidi di azoto ed ossidi di zolfo) sono anche maggiori” e variano tra il 5 ed il 40%, “valore, quest’ultimo, rilevato soprattutto in prossimità delle aree portuali”. Ora, con la riduzione imposta dalle ultime normative internazionali al contenuto di zolfo nei combustibili marini “è possibile stimare un calo nei prossimi anni del 34% delle morti premature dovute alle emissioni navali” e “del 54% dei casi di asma infantile”, ma anche, avverte Contini, una riduzione dell’effetto di raffreddamento dell’atmosfera “dovuto all’aerosol emesso dalle navi e quindi un incremento del riscaldamento globale”. Auspicabile che “le politiche ambientali dirette al traffico marittimo, considerino e tutelino entrambi questi aspetti, la salute e il clima”.