La sezione annuale del Forum permanente delle Nazioni Unite, prevista dal 19 al 30 aprile, avrà come tema “Pace, giustizia e istituzioni efficaci: il ruolo dei popoli indigeni nel raggiungimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 16″. Anche la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) sarà presente, “per promuovere e garantire l’adempimento dei diritti umani”, si legge in una nota. L’organizzazione presenterà alcuni casi “che riflettono la grave situazione a cui sono sottoposti i nostri popoli”.
Aggiunge la Repam: “Poiché il Forum è un organo consultivo specializzato, riteniamo che la nostra partecipazione e quella di tutte le organizzazioni rifletterà la dura realtà amazzonica”, mirando a “maggiore consapevolezza e promulgazione di politiche pubbliche più in linea con la realtà di comunità indigene”.
È di mercoledì, a questo proposito, la denuncia del Coordinamento delle organizzazioni indigene del bacino amazzonico (Coica), che in un rapporto si rivolge alle organizzazioni internazionali, denunciando che ogni due giorni viene ucciso nei Paesi della Panamazzonia un difensore dei diritti umani e dell’ambiente.
Nel 2020, sono stati registrati 202 omicidi in Paesi come Colombia, Brasile, Perù e Bolivia. Il numero di omicidi nel 2020 è superiore del 67% a quello registrato nel 2019, anno in cui hanno perso la vita 135 difensori dell’ambiente e del territorio.
“Il drammatico aumento degli omicidi nel contesto della pandemia ha messo in pericolo i difensori indigeni e le loro comunità, ponendo a rischio la più grande foresta pluviale del mondo e la biodiversità che proteggiamo”, ha affermato José Gregorio Díaz Mirabal, coordinatore generale di Coica.