“Oggi, purtroppo, c’è un urgente bisogno di rafforzare la diffusione e la promozione del rispetto del diritto umanitario”, che “si propone di salvaguardare i principi essenziali di umanità in un contesto, quello della guerra, che è in sé stesso disumano e disumanizzante, proteggendo la popolazione civile e mettendo al bando armi che infliggono sofferenze tanto atroci quanto inutili”. E’ l’appello del card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenuto all’evento virtuale di alto livello su “Fraternity, Multilateralism and Peace: a presentation of Pope Francis’ Encyclical Letter Fratelli tutti”. L’auspicio della Santa Sede è che, partendo dall’universalità delle Convenzioni di Ginevra del 1949, “gli Stati possano giungere ad ulteriori sviluppi del diritto internazionale umanitario, al fine di tenere conto adeguatamente delle caratteristiche dei conflitti armati contemporanei e delle sofferenze fisiche, morali e spirituali che ad essi si accompagnano, con l’obiettivo di eliminare i conflitti del tutto”. “Il desiderio di pace, di sicurezza e di stabilità – ha sottolineato infatti Parolin – è uno dei desideri più profondi del cuore umano, poiché esso è radicato nel Creatore, che fa membri della famiglia umana tutti i popoli. Tale aspirazione non può mai essere soddisfatta soltanto da mezzi militari e meno che mai dal possesso di armi nucleari ed altre armi di distruzione di massa”. I conflitti, infatti, “provocano sempre sofferenze, in chi li subisce, certamente, ma anche chi li combatte”, perché “la guerra è l’antitesi della fratellanza”: è in quest’ottica che la Santa Sede “incoraggia con convinzione l’impegno degli Stati nell’ambito del disarmo e del controllo degli armamenti verso accordi duraturi sulla strada della pace e, in modo particolare, sul fronte del disarmo nucleare”. Tra i segnali incoraggianti, Parolin ha segnalato la recente entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. “Fanno però riflettere le ingenti somme di denaro e le risorse umane destinate agli armamenti”, ha aggiunto: “Quella di legare la sicurezza nazionale all’accumulo di armi è una logica controproducente. La sproporzione tra le risorse materiali e i talenti umani dedicati al servizio della morte e le risorse dedicate al servizio della vita è motivo di scandalo. Sono ben altre le sfide che affliggono la comunità internazionale e tali dovrebbero essere le priorità per gli Stati”.