Crescono i casi di Covid-19 nei Territori Palestinesi e nella Striscia di Gaza: a marzo i contagi sono aumentati del 48%, con 62.529 palestinesi in più risultati positivi e 53.814 persone in via di guarigione. Nello stesso mese, secondo il Ministero della Salute palestinese (MoH), il numero totale dei casi è arrivato a 270.878, con 242.968 persone guarite dal virus. È quanto riferisce oggi l’Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi, nel suo report mensile che segnala anche un significativo aumento delle terapie intensive, da 117 alla fine di febbraio a 209 di fine marzo, e dei pazienti che richiedono ventilazione meccanica, da 26 a 68. Cresciuto anche il numero dei morti, passati dai 274 di febbraio ai 622 di marzo, portando a 2.881 il numero complessivo di vittime dovute al virus: 2.270 in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, e 611 nella Striscia di Gaza. Il tasso di letalità (Case Fatality Rate, Cfr), che indica la proporzione di decessi sul totale dei casi confermati, resta all’1,1% nei Territori, lo stesso che in Giordania, è dello 0,75 in Israele e del 5,9% in Egitto. Scorporando i dati, dal Rapporto Ocha emerge che in Cisgiordania, Gerusalemme Est compresa, a marzo si è registrato un aumento complessivo dei casi del 13% (da 15.199 a 17.122). Nella Striscia di Gaza invece l’aumento dei casi attivi in marzo è stato del 356% (da 1.737 a 7.917), dopo un calo del 61% a febbraio rispetto al mese precedente. Alla fine di marzo, Gaza da sola rappresentava il 32% di tutti i casi attivi nei Territori palestinesi; a febbraio era il 10%. Il 30 marzo le autorità sanitarie di Gaza hanno confermato i primi casi di variante inglese, ritenuta la causa del recente aumento dei casi. Sia in Cisgiordania che a Gaza, l’impennata ha portato alla reintroduzione di vari livelli di restrizione. Per quanto riguardo il piano vaccinazioni il Rapporto spiega che nei Territori Palestinesi oltre 70.000 persone hanno ricevuto la prima dose, circa 8.000 anche la seconda. Tuttavia, si legge nel Rapporto, la riluttanza di molti, compreso il personale medico, a farsi vaccinare rimane una preoccupazione fondamentale. Alla fine marzo, nei Territori palestinesi erano arrivati circa 272.440 vaccini (esclusa Gerusalemme est), inclusi 100.000 vaccini Sinopharm donati dalla Cina e 70.000 vaccini Sputnik V, 60.000 dei quali sono stati donati dagli Emirati Arabi Uniti e inviati a Gaza. A metà marzo, tramite il programma internazionale Covax (Vaccine Global Access) sono arrivate 37.400 dosi di Pfizer BioNTech e 24.000 dosi di Oxford-AstraZeneca. Un totale di circa 400.000 vaccini Oxford-AstraZeneca dovrebbero arrivare gradualmente entro giugno sempre attraverso Covax. La campagna di vaccinazione nazionale palestinese è iniziata il 21 marzo scorso sta dando la priorità al personale medico, ai pazienti con malattie renali e oncologiche e agli anziani di più di 75 anni e ai familiari stretti dei detenuti palestinesi in custodia israeliana. A Gaza, priorità alle persone sopra i 55 anni. Israele, si legge ancora nel Rapporto, sta continuando il suo programma di vaccinazione, disponibile anche per i palestinesi a Gerusalemme est. Il 7 marzo, il governo israeliano ha iniziato a vaccinare oltre 120.000 palestinesi senza residenza israeliana, che lavorano in Israele o negli insediamenti israeliani.