“Un cambio di rotta e chiaro segnale che i bulgari vogliono un cambiamento, un quadro molto diverso dai risultati nell’ultimo decennio”: è il primo commento a caldo sui risultati delle elezioni politiche in Bulgaria dell’analista politico e direttore del sito “Boulevard Bulgaria”, Acen Grigorov. A suo avviso, “dalla fondazione per la prima volta il partito Gerb e il suo leader Borissov sono in una situazione molto debole”. “Gli elettori di Gerb inizieranno presto a ritirare la loro fiducia – sostiene – perché una gran parte di loro sono persone che lavorano nell’amministrazione pubblica, persone impegnate in aziende che dipendono dagli appalti pubblici e dai fondi europei. Il tempo per Borissov è scaduto”. “Nel parlamento – aggiunge – entrano tre nuove forze politiche e vengono sostituiti la metà dei parlamentari, inoltre i partiti tradizionali, ossia Gerb, i socialisti e il movimento della minoranza turca che prima rappresentavano i principali attori politici, oggi non sono più i fattori chiave”. Grigorov rileva il fatto che “per la prima volta in 16 anni i nazionalisti non saranno rappresentanti nella nuova legislatura” e che inoltre “è risultato importante il voto dei bulgari all’estero che sono andati in massa alle urne”. Secondo la Costituzione bulgara il presidente della Repubblica consegna il mandato per formare un governo alla prima forza politica che lo deve restituire se non riesce a varare un esecutivo. “Sarà molto difficile, quasi impossibile per Borissov riuscire a formare una coalizione con uno dei partiti nel Parlamento per diventare premier per la quarta volta. Ciò spiega le sue dichiarazioni di ‘mano tesa’ e ‘governo di esperti’”.