“Un segnale di attenzione per il mondo delle dipendenze e verso le giovani generazioni”: si esprime così il presidente della Fict, Luciano Squillaci, sulla delega alle politiche antidroga alla ministra Fabiana Dadone. “Il mio auspicio, in qualità di presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche – prosegue – è che si inizi un lavoro collaborativo partendo dalla centralità della persona e non della sostanza, per rispondere in modo efficace ai bisogni, concentrandoci sui problemi reali della prevenzione, della cura e della riabilitazione e del reinserimento sociale e lavorativo. Speriamo davvero non si continui a perdere tempo inseguendo le sostanze, battaglia persa ormai da tempo, o ci si divida su questioni meramente ideologiche, tipo legalizzazione o liberalizzazione, francamente poco rilevanti per chi combatte ogni giorno nei servizi sul territorio”.
Secondo Squillaci, “la delega politica alle droghe è di fondamentale importanza per un settore che naviga da solo senza bussola da ormai troppi anni. È indispensabile che questo incarico sia svolto avvalendosi dell’esperienza degli operatori dei servizi del pubblico e del privato sociale, che vanno avanti, sperimentando e fornendo risposte, nonostante una normativa che regola i servizi (309/90) ormai vecchia e inadeguata rispetto ai bisogni di oggi. Un settore che ha la necessità di costituire immediatamente tavoli di confronto e di dialogo per arrivare alla organizzazione della Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, prevista dal testo unico ogni tre anni e assente dal 2009″.
Un settore che “è stato completamente dimenticato e che ha sofferto durante tutto questo periodo di pandemia dell’indifferenza delle istituzioni. Abbandonato ancor prima della pandemia e dimenticato durante la pandemia”.
“Chiediamo, quindi, la giusta attenzione ai servizi sulle dipendenze patologiche, ai giovani e alle famiglie che stanno vivendo la grande sofferenza e il disagio causato dal vuoto educativo, sociale e politico che si è creato in questo ultimo ventennio. Non esistono progetti sulla prevenzione, nessuno pensa al momento del reinserimento degli utenti in società. Come se questa fascia, che è anche numerosa, fosse invisibile e indegna di attenzione”, la denuncia.
“In Italia, secondo gli ultimi dati – afferma il presidente della Fict -, ci sono circa 350 morti l’anno solo per motivi diretti legati alla sostanza, senza considerare le morti ‘indirette'”, come ad esempio gli incidenti stradali. E ogni anno censiamo oltre 100 nuove sostanze psicoattive”.
Conclude Squillaci: “L’Italia ha disinvestito sulla prevenzione e sulle dipendenze e i servizi sono allo sbando, oggi più che mai. Sul territorio si fatica in maniera enorme. L’auspicio è che insieme, attraverso il lavoro congiunto con la ministra, si proceda verso un confronto sostanziale sui livelli educativi, di prevenzione e di cura per dare la giusta dignità a tutti gli attori del pubblico e del privato sociale delle dipendenze patologiche ma soprattutto per mettere davvero al centro i bisogni dei giovani e delle persone più fragili”.