Settimana Santa: Martinez (RnS), “prendiamo su di noi il pianto, il grido, la protesta, il silenzio, le angosce che sono nel cuore dei nostri fratelli”

“Non nascondiamocelo: il mondo vive una drammatica crisi spirituale, che è madre di tutte le altre crisi vigenti. Prima che morali, dobbiamo tornare ad essere donne, uomini spirituali. Lo ha detto, ieri sera, Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), introducendo “Una preghiera per l’Italia”, dalla basilica dei Santi XII Apostoli, a Roma. “Non è tempo – il monito – di essere distratti o attratti da ciò che ci fa rifuggire dall’impegno di costruire ‘una nuova civiltà dell’amore’, per dirla con San Paolo VI; ‘una nuova cultura del soprannaturale o della Pentecoste’, per recuperare la consegna di San Giovanni Paolo II al RnS; ‘un nuovo sviluppo sociale ancorato sullo spirituale’, per dare credito a Benedetto XVI; ‘una nuova fraternità universale, riconciliata e misericordiosa’, per dare ascolto all’invito reiterato di Papa Francesco”, ha aggiunto Martinez. “Vogliamo prendere con noi, su di noi, in questa ora di passione del mondo, nelle stesse ore della passione storica del Figlio di Dio, il pianto, il grido, la protesta, il silenzio, le angosce che sono nel cuore dei nostri fratelli, dei nostri amici, dei nostri familiari, dei nostri colleghi, di chi non ha volto, voce, neanche più l’esile richiesta di essere salvato dinanzi alla propria croce. Il Covid-19 reclama nuova passione, per Dio e per l’uomo. Urge re-includere Dio nelle nostre vicende umane; siamo andati avanti troppo allegramente e ora la coscienza collettiva chiede che si saldi il nostro debito di carità e di profezia – ha sottolineato -. Sì, possiamo amare di più. Amarci di più e non lasciare senza amore tutto ciò che ci circonda. Ce lo hanno insegnato i nostri padri, specie i grandi padri della nostra Nazione”. È per questo, ha spiegato Martinez, che “abbiamo scelto proprio questa basilica. Qui, pochi lo sanno o lo ricordano, la sera del 18 gennaio del 1919, don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare italiano, si ritrovò con gli altri 11 firmatari dell’‘Appello ai Liberi e Forti’, per pregare, per adorare il Signore e per presentare quell’Italia in un momento drammatico della sua storia, lacerata come era da lotte sociali e da rivoluzioni ideologiche, finite poi nel sangue e nelle persecuzioni”. E ha concluso: “Noi, questa sera, non offriamo un ‘programma politico per l’Italia’, ma una ‘preghiera per la salvezza dell’Italia’, una preghiera ad occhi aperti, a cuore aperto, che ci faccia meritare un nuovo ardore e una nuova libertà nel seminare il bene, per raccogliere bene comune”.

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