Garantire su tutto il territorio nazionale diagnosi e interventi precoci alle persone che soffrono di autismo, oltre a percorsi di inclusione scolastica, formazione e inserimento lavorativo. Lo chiedono, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo che ricorre il 2 aprile, gli esperti riuniti nel Tavolo per l’autismo istituito dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e coordinato da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Rilanciando il grido inascoltato delle famiglie, gli esperti ricordano che “in Italia sono ancora troppo poche le strutture in grado di rispondere al bisogno di diagnosi e terapia sancito dai Lea”.
In questo panorama così insufficiente spicca la realtà rappresentata dalle 52 sedi operative dei 14 enti del Terzo settore di ispirazione cristiana che seguono oltre 28mila persone con autismo, di cui la metà di età inferiore agli 11 anni. Gli enti, presenti su tutto il territorio nazionale, partecipano al Tavolo Cei e offrono principalmente un servizio di tipo ambulatoriale, ma anche di Day hospital, di ricovero e semiresidenziale. Ben il 62% delle strutture si occupa di diagnosi, anche se solo una minima parte lo fa con un adeguato riconoscimento da parte del Ssn.
“In tempo di pandemia – si legge in un comunicato del Tavolo – i centri censiti si sono attivati immediatamente per rispondere ai bisogni delle persone assistite, delle loro famiglie e degli operatori”. Tuttavia, denunciano gli esperti, “in molte aree del nostro Paese” si registrano “una carenza di professionalità e di opportunità per la diagnosi e l’intervento precoce e la costante violazione del diritto ad avere pari opportunità educativa e di sviluppo professionale. Le difficoltà associate all’autismo possono rendere davvero difficile, per la persona che ne soffre, trovare e mantenere un lavoro”. Viceversa, con il supporto adeguato di personale tecnico appositamente formato rivolto a familiari, a colleghi e datori di lavoro “le persone con autismo possono avere molto da offrire” Di qui la necessità di “promuovere percorsi di inclusione sociale basati sulle specifiche competenze/abilità di ogni studente e finalizzati alla socializzazione, all’inserimento lavorativo permanente o all’avvio di esperienze per la creazione d’impresa, microimpresa o autoimpiego”.