“I diritti sociali diventano sempre più centrali” anche alla luce del fatto che “la pandemia ha avuto un impatto negativo” anche su questo fronte. È la sintesi fatta dalla presidente del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, l’austriaca Karin Lukas, oggi al termine della presentazione delle Conclusioni 2020 stese sulla base dei risultati raccolti da 33 Paesi (2015-2018) sulle disposizioni della Carta sociale europea relative a impiego, formazione e pari opportunità. Numerose le osservazioni contenute nelle Conclusioni. Tra i “problemi ricorrenti” rilevati dal Comitato, “una insufficiente protezione contro la discriminazione nell’impiego avente diverse origini”; insufficienti anche le “garanzie in materia di uguaglianza dei diritti tra uomini e donne”. Ci sono poi situazioni in cui gli Stati sono venuti meno rispetto a obblighi, ad esempio nella prevenzione del lavoro forzato e dello sfruttamento lavorativo, nella protezione delle vittime, nella conduzione di indagini efficaci sulle infrazioni commesse e nelle sanzioni verso i responsabili di tali infrazioni. Un altro problema rilevato in alcuni Paesi è l’assenza di specifiche misure di riconversione e di reinserimento dei disoccupati di lungo periodo. La cosa è preoccupante anche alla luce dell’attuale pandemia. Tra i temi sotto la lente anche la disabilità: il dato della povertà tra le persone con disabilità è un “importante indicatore” dei risultati degli sforzi intrapresi dallo Sato per garantire che queste persone “godano del loro diritto all’autonomia, all’integrazione sociale e alla partecipazione alla vita della comunità”. Corredano le Conclusioni 2020 una serie di “sviluppi positivi” nei Paesi per i temi esaminati.