“L’Unicef è ancora profondamente preoccupato per la crisi in corso nel Tigray, in Etiopia, e le sue preoccupanti implicazioni per i bambini e il loro accesso ai servizi sociali di base”. Lo dichiara Henrietta Fore, direttore generale Unicef, rilevando che a 5 mesi dall’inizio del conflitto, sta emergendo nella regione “una fotografia più chiara di uccisioni e violenze sessuali su donne e bambini”. È stato riportato l’omicidio di almeno 20 bambini nella chiesa di Maryam Dengelat lo scorso novembre”, prosegue Fore ricordando i saccheggi perpetrati da gruppi e forze armate nelle scuole e nei centri sanitari.
Secondo un’indagine realizzata a fine febbraio, “violenze e saccheggi hanno causato la non operatività di quasi il 60% delle strutture sanitarie. Circa il 57% dei pozzi in 13 città esaminate non funzionano e un quarto delle scuole della regione hanno subito danni a causa del conflitto”. “Stiamo lavorando con i nostri partner per assicurare che gli aiuti di base continuino a raggiungere i più bisognosi e che le popolazioni possano accedere in sicurezza ai servizi di base. Stiamo anche intensificando la presenza del nostro personale nella regione per rispondere alla portata della sfida”, prosegue Fore auspicando un ampliamento dei “servizi di monitoraggio, segnalazione e protezione per le persone colpite”. “Le parti in conflitto – conclude – devono assicurare che i bambini siano protetti dai pericoli in ogni momento. I luoghi per i servizi di base, come i centri sanitari e le scuole, devono essere protetti e la sicurezza di tutti coloro che lavorano e accedono a questi servizi deve essere garantita”.