“Il decalogo #nonmetterledaparte, sottoscritto dai sindaci di Firenze e Venezia, Dario Nardella e Luigi Brugnaro, per rilanciare le città d’arte, è sicuramente apprezzabile perché conferma il tentativo di dare respiro alle categorie, come la nostra, più colpite dalla pandemia. Tuttavia contiene imprecisioni importanti che vanno emendate. Diversamente, saremo costretti ad impugnarlo. Azione che vorremmo evitare”. Così Simone Fiderigo Franci e Claudia Sonego, rispettivamente presidente e vice presidente di Gti, Guide Turistiche Italiane, annunciano la lettera inviata ai sindaci Nardella e Brugnaro (e agli assessori regionali del Turismo) a firma delle referenti regionali Cristina Di Giorgio e Silvia Graziani. In discussione è il punto 4 del decalogo, laddove si richiede un’abilitazione specialistica per lo svolgimento di professioni turistiche nei centri storici dei capoluoghi metropolitani siti Unesco. “Si rileva – si legge nella lettera – che tale richiesta è illegittima in quanto in contrasto con la normativa vigente e la giurisprudenza, le quali hanno ripetutamente sancito l’illegittimità di disposizioni e regolamenti di enti territoriali che siano astrattamente idonee a circoscrivere l’esercizio della professione di Guida Turistica, disposizioni che in quanto tali risulterebbero limitative della concorrenza e, quindi, in contrasto con la Costituzione e con i principi dell’Unione europea”. Una forma di esclusiva territoriale o d’ambito, per Gti, prefigurerebbe “un’illegittima restrizione ai principi comunitari di libera prestazione dei servizi e pertanto qualora l’Italia adottasse la proposta dei Sindaci di Venezia e Firenze violerebbe il diritto dell’Ue”. Anche il punto 3 è in discussione. Si fa riferimento alla necessità di possedere assicurazione e partita iva, “requisiti non obbligatoriamente previsti dalla legge per le guide turistiche”. Franci e Sonego confermano la disponibilità di GTI a collaborare con le istituzioni: “Il futuro va progettato con tutte le parti coinvolte. Non si può pensare ai professionisti solo come a destinatari di ‘bonus’ che poi devono tacere ed essere contenti. Ecco perché ribadiamo la necessità di consultarci. Noi per primi crediamo nel decalogo e tifiamo per la ripresa delle città d’arte oltre che dei centri minori. Ma tutto deve avvenire senza discriminazioni”.