Processo in Vaticano: interrogata la presunta vittima, prossima udienza il 26 marzo

È durata complessivamente oltre quattro ore la settima udienza del processo in corso in Vaticano, in cui la presunta vittima, L.G., ha ripercorso i sei anni di presunti abusi e molestie subiti dall’imputato, don Gabriele Martinelli, nel Preseminario San Pio X. Nelle tre ore effettive di interrogatorio, con una pausa di mezz’ora – secondo quanto ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi in aula – L.G. ha inoltre riferito di aver parlato con l’allora rettore, mons. Enrico Radice, parlando del suo “disagio” perché “Gabriele mi infastidiva”, ma senza “entrare nei dettagli” sessuali. L’avvocato della presunta vittima ha chiesto di citare in giudizio la diocesi di Como. Il Tribunale vaticano si è riservato di decidere. L’udienza di domani, dedicata al sopralluogo del Preseminario, per motivi inerenti al Covid-19 è saltata: il tribunale chiederà documentazione e fotografie della struttura. Prossima udienza il 26 marzo per ascoltare, come testimoni, Kamil Jarzembowski, l’ex allievo che per primo con la trasmissione televisiva “Le Iene” ha parlato della vicenda, e mons. Vittorio Lanzani, all’epoca vice del cardinale Angelo Comastri per la Basilica di San Pietro.

In aula, L.G. ha raccontato del suo ingresso in seminario nel settembre 2006, su suggerimento del parroco del suo paese vicino Sondrio, una piccola realtà di montagna dove tutti conoscevano tutti e dove c’era tanto “chiacchiericcio”, incluso su i suoi genitori divorziati. Per L.G. andare a Roma, in Vaticano per prestare servizio a San Pietro e nelle messe del Papa, è stato quindi una sorta di “riscatto sociale”: “Mi rendeva molto orgoglioso ed era motivo di vanto per la mia comunità, c’era la mia foto col Papa nei calendari parrocchiali”. Tutto questo, successivamente, quando sarebbero avvenuti i presunti abusi da parte di Martinelli, ha bloccato L.G. dall’uscire dal Preseminario e tornare a casa. L.G. dice di aver avuto una esperienza positiva nei primi due mesi nel San Pio X. Poi sarebbero avvenuti i presunti abusi, sul finire del 2006 e inizio 2007, ripetutisi nel tempo. Nel luglio 2013, quando L.G. era ormai uscito dal San Pio X, scrive una lettera all’allora vescovo di Como, Diego Coletti, in cui fa cenno ad un plagio psicologico subito il primo anno e a “violenza fisica” dal secondo anno in poi. Dall’udienza è emerso anche che tra L.G. e Martinelli “non corresse buon sangue”, che ci fosse una rivalità e che facevano parte di due schieramenti diversi.

Gli avvocati, in particolare il difensore Rita Claudia Baffioni, hanno evidenziato le tante contraddizioni tra quanto dichiarato da L.G. al Promotore di Giustizia e quanto affermato oggi in aula. Dalla documentazione citata e anche da altri particolari (come il fatto che mai la presunta vittima si è messo d’accordo con qualcuno per registrare video o scattare foto per incastrare Martinelli), sembrava emergere invece un rapporto consenziente tra i due. Alcuni testimoni hanno infatti parlato di una “relazione” durata sei anni.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa