“La limitazione della partecipazione ai funerali a 10 persone è dura e ingiusta. Ai familiari stretti viene spesso negato il diritto di essere presenti in chiesa ai funerali dei loro cari: a volte, persone che sono state con il defunto per anni. Questo è tollerabile solo nelle circostanze più estreme e per il periodo più breve possibile”. Nell’omelia pronunciata questa mattina per la celebrazione della festa di Saint Patrick, patrono d’Irlanda, mons. Eamon Martin, arcivescovo di Armagh e presidente dei vescovi irlandesi, prende di nuovo posizione sulle restrizioni decise dal governo in materia di partecipazione ai culti in luoghi pubblici. “L’uscita pianificata dalle attuali severe restrizioni è attesa da molti cittadini che si aspettano che la loro pratica religiosa sia rispettata dalle autorità pubbliche e non posta in secondo piano rispetto agli interessi commerciali”. “È chiaro che le restrizioni all’interazione sociale sono decise per limitare il rischio di trasmissione del virus” e che “il diritto al culto pubblico è protetto dalla Costituzione irlandese (articolo 44)”. “Tuttavia – dice mons. Martin -, il numero consentito alla partecipazione al culto non può essere determinato in modo casuale come se fosse una formula matematica. Si tratta di persone”. “Invito le autorità pubbliche a garantire che il legittimo desiderio delle persone di riunirsi, in modo responsabile e secondo le linee guida per esercitare il loro diritto costituzionale al culto, abbia la priorità nell’alleviare le restrizioni”.