“La pandemia del 2020, con la conseguente chiusura degli istituti scolastici e universitari e lo spostamento verso la didattica a distanza, o integrata, ha acuito le disuguaglianze”. Lo certifica oggi l’Istat diffondendo l’ottava edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).
“In Italia, nonostante i miglioramenti conseguiti nell’ultimo decennio, non si è ancora in grado di offrire a tutti i giovani le stesse opportunità per un’educazione adeguata”, spiega l’Istat, aggiungendo che “il livello di istruzione e di competenze che i giovani riescono a raggiungere dipende ancora in larga misura dall’estrazione sociale, dal contesto socio-economico e dal territorio in cui si vive”.
Stando ai dati diffusi, il divario con l’Europa sull’istruzione continua ad ampliarsi: nel secondo trimestre 2020 il 62,6% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore (54,8% nel 2010); tale quota è inferiore alla media europea di 16 punti percentuali. Tra i giovani di 30-34 anni il 27,9% ha un titolo universitario o terziario (19,8% nel 2010) contro il 42,1% della media Ue27.
Benché l’inserimento dei bambini di 0-2 anni nelle strutture per la primissima infanzia è cresciuto nel tempo, rimane ad un livello inferiore rispetto all’obiettivo europeo di almeno un bambino su tre fissato per il 2010.
Per quanto riguarda i “neet”, nel secondo trimestre 2020 è salita al 23,9% la quota di giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano, dopo alcuni anni di diminuzioni. “Incide particolarmente – si legge – la componente dovuta all’inattività, specie nelle regioni del Centro-nord, dove la ricerca di lavoro ha subito una brusca interruzione dovuta alla pandemia”. In Italia l’aumento è stato più accentuato rispetto al resto d’Europa.
Altrettanto alta (13,8%) è la quota di giovani che escono prematuramente dal sistema di istruzione e formazione dopo aver conseguito al più il titolo di scuola secondaria di primo grado.
Per quanto riguarda la didattica a distanza attivata nel 2020, l’8% dei bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado ne è rimasto escluso e non ha preso parte alle video-lezioni con il gruppo classe. Tale quota sale al 23% tra gli alunni con disabilità. L’Italia paga anche un ritardo sulle competenze digitali, visto che la popolazione italiana “presenta una delle situazioni peggiori in Europa”.
Infine, per la pandemia è stata “bruscamente interrotta” sia la possibilità di partecipare ad attività di apprendimento diverse dalla formazione scolastica e universitaria, sia la partecipazione culturale fuori casa. Nel 2020, il lockdown ha inciso sulle attività del tempo libero che si svolgono fuori casa, annullando completamente i progressi degli ultimi anni. Andamento opposto per la lettura di libri, che nel 2020 ha registrato una in ripresa (39,2%) rispetto al trend decrescente registrato fino al 2019 (dal 44,4% del 2010 al 38% nel 2019).