Più di 3 milioni di romeni hanno sofferto nelle prigioni e nei lager comunisti e 800mila hanno perso la vita tra il 1944 e il 1989. Tra loro intellettuali, studenti, teologi, sacerdoti e vescovi che da dieci anni sono ricordati in Romania con una giornata a loro dedicata ogni anno il 9 marzo. In quel periodo, in Romania c’erano 44 prigioni e 72 campi di lavoro forzato per i detenuti politici. Nel 1948, in soli due giorni, 28 e 29 ottobre, sono stati arrestati tutti i sei i vescovi della Chiesa greco-cattolica romena. Come anche altri vescovi romano-cattolici e sacerdoti, erano accusati di spionaggio a favore del Vaticano e considerati nemici del popolo romeno. Il primo a dare la vita è stato Vasile Aftenie, vescovo di Bucarest, morto a causa delle torture nei sotterranei della polizia, prima ancora di essere accusato ufficialmente, e seppellito di nascosto dalle autorità investigative, solo con le iniziali del nome sulla croce della tomba. Altri sono morti nelle celle delle prigioni, in solitudine o alla presenza di altri vescovi o sacerdoti, e di alcuni di loro non si conosce neanche il luogo di sepoltura. Le Chiese cattolica e ortodossa ricordano questi testimoni della fede. Finora, 10 vescovi romano-cattolici e greco-cattolici martiri sono stati beatificati, 7 di loro essendo proclamati beati da Papa Francesco, il 2 giugno 2019, a Blaj, durante la sua visita apostolica in Romania. Per altri vescovi e sacerdoti è in corso la causa di beatificazione. E di recente anche la Chiesa ortodossa romena ha iniziato il processo per la canonizzazione di alcuni martiri ortodossi, una decisione presa dal Santo Sinodo durante l’assemblea dello scorso febbraio.