Oggi, in Siria, 2 milioni di bambini sono tagliati fuori dalla scuola e altri 1,3 milioni rischiano fortemente di perdere l’istruzione; l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e 6,2 milioni di bambini rischiano di restare senza cibo, con almeno 137mila minori sotto i cinque anni di età che già in questo momento stanno soffrendo la malnutrizione acuta. Solo nel 2020, nel Paese, i minori sono stati vittime di oltre 2.600 gravi violazioni nei loro confronti e 1.454 bambini sono stati uccisi o sono rimasti gravemente feriti; 157 gli attacchi armati contro le scuole registrati in un solo anno e in quasi 1 famiglia siriana su 3 i figli mostrano evidenti segnali di stress psicosociale. È quanto emerge dal Rapporto “Ovunque ma non in Siria” lanciato oggi da Save the Children che, in occasione del 10° anniversario della guerra (15 marzo), dà voce ai minori siriani rifugiati all’estero e a quelli sfollati all’interno del Paese. L’indagine, promossa nell’ambito della campagna “Stop alla guerra sui bambini” promossa dall’organizzazione, è stata condotta tra novembre e dicembre 2020 su 1.900 bambini siriani di età compresa tra i 13 e i 17 anni che vivono in Siria, Turchia, Libano, Giordania e Paesi Bassi. La fotografia dell’infanzia dei bambini siriani è drammatica: 9 bambini rifugiati su 10 – tra coloro che oggi vivono in Giordania, Libano, Turchia e Paesi Bassi – hanno troppa paura di tornare a casa; 1 su 3, tra gli sfollati interni, vorrebbe vivere altrove. “Questa guerra orribile e infinita, che dopo dieci anni continua ad avere conseguenze disastrose sulla popolazione, sta strappando l’infanzia dalle mani di milioni di bambini siriani – dichiara Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children -. Tutto questo è semplicemente inaccettabile: il mondo non può voltarsi dall’altra parte mentre i bambini vengono derubati del loro futuro. Questo conflitto prolungato rischia di avere conseguenze anche a lungo termine sulla vita e sullo sviluppo dei minori, sia in Siria che negli altri Paesi. Tutti i bambini siriani hanno bisogno di sentirsi protetti e al sicuro. Bisogna fare di tutto per ricostruire il loro futuro e restituire quell’infanzia alla quale hanno diritto”. Bambini siriani discriminati e con scarso accesso all’istruzione, come confermano 2 minori su 5 tra quelli ascoltati da Save the Children: “In Libano il 44% dei minori siriani non va a scuola, il 36% in Giordania e il 35% in Turchia, Paese che ospita attualmente 3,7 milioni di rifugiati siriani e più di 300mila richiedenti asilo, di cui il 46% sono bambini”. Tra i bambini intervistati, i più ottimisti sul futuro sono quelli che vivono nei Paesi Bassi: il 70% è convinto che riuscirà a costruirsi un futuro migliore. Tra i bambini siriani sfollati all’interno del loro Paese, invece, la percentuale di coloro che vede un futuro roseo scende drasticamente al 42%. Dal Rapporto emerge anche che più di 1 bambino su 4, tra tutti quelli intervistati, ha detto che il suo più grande sogno è che un giorno la guerra nel suo Paese possa finalmente finire; per il 18% il maggiore desiderio è quello di andare a scuola e continuare a studiare. Forte l’appello di Save the Children: “È fondamentale non perdere altro tempo e agire subito per proteggere il futuro dei bambini siriani ed evitare che anche una seconda generazione possa perdere il diritto di vivere l’infanzia e il futuro al quale ha diritto. Chiediamo a tutte le parti coinvolte di proteggere i bambini siriani dalla violenza fisica e psicologica che da dieci anni continua ad affliggere le loro vite”, conclude Fatarella.