Non è più tempo di principesse, neanche in casa Disney. È quanto emerge dal nuovo film d’animazione “Raya e l’ultimo drago” (“Raya and the Last Dragon”) diretto dal premio Oscar Don Hall (suo è “Big Hero 6”, 2014) e da Carlos López Estrada, colorato e affascinante racconto che unisce fantasia e realismo, anzi a dire il vero quasi uno scenario da futuro distopico. Non è però allarmante per la visione dei più piccoli, al contrario: è un storia a sfondo educativo che mette al centro temi come fiducia, amicizia, solidarietà e perdono, nonché rispetto per il creato, in linea quasi con la Lettera enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco.
Il film tratteggia soprattutto una storia che valorizza il coraggio di una giovane donna cui è affidata la speranza ultima per mettere ordine e pace in una società deragliata e chiusa nell’egoismo. “Raya e l’ultimo drago” è disponibile dal 5 marzo sulla piattaforma Disney+ (inizialmente con pass a pagamento). Qui il punto Cnvf-Sir in anteprima.
Sulle tracce dell’ultimo drago
Il mondo di Kumandra è una terra abitata da uomini e da magici draghi. Un sistema fondato su rispetto e armonia. L’avvento di una minaccia maligna divide la comunità umana in tribù isolate, rinchiuse in se stesse tra paure ed egoismo, esponendo i draghi a un disperato sacrificio per arrestare l’avanzata del male. A distanza di 500 anni da tali avvenimenti, una nuova minaccia torna a imperversare sulla terra e l’unica speranza sembra risiedere nella giovane Raya (nella versione originale è Kelly Marie Tran, attrice nell’ultima trilogia di “Star Wars” nel ruolo di Rose, esponente della Resistenza), che dopo aver perso il padre e i membri della sua comunità decide di non darsi per vinta e di mettersi in marcia alla ricerca dell’ultimo drago esistente, il leggendario Sisu (formidabile è l’interpretazione di Awkwafina, attrice nota per “Ocean’s 8” e “The Farewell”, con cui ha vinto il Golden Globe nel 2020). A sposare la missione (im)possibile di Raya è un valoroso gruppo di ultimi pronti al riscatto per il bene comune.
Raya novella Katniss Everdeen e Arya Stark
Come detto sin da subito, arrivederci principesse! Fatta eccezione forse per Elsa ed Anna di “Frozen”. Le nuove eroine Disney dismettono abiti da sogno e si accostano, mantenendo ovviamente sempre quell’aura di fascino e magia, alla realtà odierna, espressione di una femminilità capace, libera e indipendente. Un cambiamento di paradigma a giudicare anche dal recente live-action “Mulan” (2020), che ha ripreso sì il fortunato cartoon del 1998 ma soprattutto la leggenda cinese sulla valorosa guerriera Hua Mulan, prima donna nell’esercito dell’Imperatore e salvatrice contro la minaccia di spietate tribù nomadi.
In “Raya e l’ultimo drago” lo scenario più che essere quello della storia passata si accosta in verità all’immaginario fantastico virato verso un futuro distopico, sulla suggestione di una civiltà umana dispersa e ridotta in piccole comunità appena autosufficienti, dove la Natura è divenuta ostile, perché depredata e a lungo maltrattata. Uno scenario arido e nel segno della disillusione che quasi arriva a congiungersi idealmente con l’universo di “Star Wars”, dove l’ultima eroina era proprio una giovane donna, Ray (che, guarda caso, si differenza da Raya solo per una vocale).
Ancora, nel cartoon Raya sembra essere anche il riuscito alter ego di eroine contemporanee come Katniss Everdeen della saga “Hunger Games” (2012-15), Beatrice (Tris) Prior della trilogia “Divergent” (2014-16) o persino Arya Stark, indimenticabile volto della serie cult “Il Trono di Spade” (2011-19). I riferimenti ci sono tutti: una giovane donna rimasta sola, chiamata a un destino, un compito, decisamente più grande di lei, di inarrivabile portata; una donna ferita, privata della sua famiglia ma non arresa, anzi resiliente, capace di radunare un folto gruppo di persone accanto a lei, una comunità di ultimi, di scartati, pronti a tutto pur di riaffermare un sogno che parli di fiducia e di riscatto. A differenza però delle sue colleghe di schermo, Raya si muove in uno scenario a decise pennellate educative, tra giochi di colore e sguardi dal sapore familiare. Inoltre, in “Raya e l’ultimo drago” non è da rilevare unicamente come la speranza sia “donna”, rimarcando il suo valore nella società odierna, che ancora fatica a riconoscerlo; nel film si inserisce anche una trascinante metafora per i nostri tempi, un invito a ritrovare fiducia nell’altro, come pure a dare slancio ad aperture di solidarietà e perdono.
Il coraggio di scommettere sul “Noi”
A ben vedere Raya non è in alcun modo un’eroina perfetta. Anzi. Sa essere ostinata, solitaria, irrigidita dalla perdita del padre, abituata a fare tutto da sé, diffidando pertanto di gentilezze o di supporti che possano venire da qualcun altro; Raya è addirittura rancorosa verso la rivale di infanzia, Namaari, con cui si contente il ritrovamento del drago Sisu. Quando Raya sta però per perdere tutto, anche l’ultima possibilità per salvare la comunità, comprende finalmente i suoi limiti, allarga lo sguardo e pone immediato rimedio: si allontana dal sentiero dell’“Io”, ritrovando il passo del “Noi”. Raya capisce di aver bisogno del prossimo, del gruppo di aiutanti-amici che si è composto accanto a lei in questa disperata missione, e inizia così a ritessere nuove relazioni partendo in primis dal perdono, di sé e dell’altro.
In tutto questo, il racconto si carica di una riuscito monito-esortazione al rispetto verso la natura e il creato, un messaggio di matrice ecologista, persino pastorale, come abbiamo indicato, che vede schiudersi la salvezza collettiva a partire dal comune sforzo di cambiamento. Un cambio di passo non solo a livello antropologico, nelle relazioni tra le persone, ma esistenziale, in relazione proprio con la Natura. Nell’insieme, la narrazione si muove lungo il binario del perfetto cartoon Disney, capace condensare azione e fascinazione, momenti di (contenuta) tensione e lampi di giocoso umorismo, delineando una favola sociale che apre ai valori fondanti della vita condivisa.
Dal punto di vista pastorale l’animazione “Raya e l’ultimo drago” risulta raccomandabile, poetica e adatta per dibattiti.