“Viene il momento in cui ciascuno sta solo, alla presenza del Signore”. Così l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha aperto la sua omelia durante i funerali di Luca Attanasio, in corso questa mattina a Limbiate (Milano). Nella sua meditazione su una celebre pagina del Vangelo di Matteo (capitolo 25, versetti 31-46), l’arcivescovo ha proposto ai fedeli presenti al Campo sportivo di Limbiate un immaginario dialogo tra Gesù e l’ambasciatore ucciso in Repubblica Democratica del Congo lunedì scorso, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. “Vengo da una terra in cui la vita non conta niente, dove si muore e non importa a nessuno – ha detto tra l’altro mons. Delpini, provando a dare voce allo sconforto della vittima –. Ma il Signore risponderà: ‘Non dire così, Luca, fratello mio. Io scrivo sul libro della vita il tuo nome come il nome di un fratello che amo, di un fratello che mi è caro. Io ti benedico per ogni bicchiere d’acqua, per ogni pane condiviso, per l’ospitalità che hai offerto’”. “Troppo breve è stata la tua vita – ha proseguito l’arcivescovo –. Eppure dall’alto della croce si può gridare: ‘È compiuto!’, come nel momento estremo si può offrire il dono più prezioso, senza che il tempo lo consumi”.
E concludendo l’immaginario dialogo, Delpini ha detto: “Luca risponderà: ‘Piango perché piangono le persone che amo; piango perché restano giovani vite che hanno bisogno di abbracci e di baci, di coccole e di parole vere e forti e non sarò là per asciugare le loro lacrime e condividere le loro gioie’. E il Signore dirà: ‘Non dire così, Luca, fratello mio. Io manderò lo Spirito Consolatore, Spirito di sapienza e di fortezza, Spirito di verità e di amore e si stringeranno in vincoli d’affetto invincibile coloro che ti sono cari e nessuno sarà abbandonato e io stesso tergerò ogni lacrima dai loro occhi. La tua partenza non diventerà una assenza, la tua presenza nella gioia del Padre non sarà una distanza. Non piangere più, Luca, fratello mio!’”.