Viene presentata una chiara evidenza dell’efficacia dell’approccio globale proposto dagli “Hogar de Cristo”, sostenendo l’opportunità di intensificare il sostegno fornito dal settore pubblico e di identificare nuove forme di azioni comuni, guardando al futuro”. Lo ha detto ieri Ann Elizabeth Mitchell, docente di Economia all’Università del Maryland e alla Pontifica Università Cattolica dell’Argentina, presentando il report “Valutazione dell’impatto integrale dei centri di quartiere Hogar de Cristo”, frutto di una ricerca condotta insieme dalla Pontificia Università Cattolica dell’Argentina, da Caritas Argentina e dalla Famiglia grande Hogar de Cristo, rappresentata da padre José María “Pepe” Di Paola e frutto del lavoro dei cosiddetti “curas villeros”. Un Hogar de Cristo è uno spazio concreto, che sorge ni quartieri popolari e nelle “villas” delle città argentine, con lo scopo di fornire una risposta globale a situazioni di vulnerabilità sociale e consumo problematico di sostanze psicoattive, mettendo in primo piano posto la persona nella sua globalità. Un’esperienza che ha cominciato a essere ideata dopo la crisi economica del 2001 ed è effettivamente nata nel 2008, quando era arcivescovo di Buenos Aires il card. Jorge Mario Bergoglio. “Oggi possiamo dire che questa iniziativa dà risposta a molte persone in tutto il Paese – ha detto padre Di Paola -. Nasce da una chiesa popolare, trasmessa con lo stesso spirito al resto del territorio argentino. Indagini come quella che viene presentata ci aiutano molto, ci fanno vedere cose che non possiamo scorgere nel nostro lavoro quotidiano. Ci aiuta a vedere cosa dobbiamo continuare ad approfondire e le sfide che ci stanno davanti”.