“La Quaresima non va vissuta semplicemente come un itinerario di revisione morale della nostra vita, un adeguamento dei nostri comportamenti a maggiore coerenza rispetto alla nostra appartenenza ecclesiale, bensì come un processo di conversione che tocca la nostra stessa identità di credenti, nelle tre dimensioni teologali della vita cristiana: fede, speranza e carità”. Lo ha detto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia della messa delle Ceneri, celebrata questo pomeriggio in cattedrale. “Al centro della nostra Quaresima deve esserci la riscoperta del nostro rapporto con Dio”, ha proseguito il cardinale, secondo il quale “proprio le vicende del nostro tempo, segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali, ci dicono che mettere Dio al centro della vita e della storia è fondamentale per rispondere alle due domande che gravano sulla nostra convivenza: la domanda di speranza e quella di condivisione”. “L’aver sperimentato che l’uomo non è il padrone di tutto e non ha in sé la soluzione per tutto ci pone di fronte a un bivio”, la tesi di Betori: “Da una parte la delusione che non vede orizzonte davanti a sé, dall’altra affidarsi a un fondamento dell’esistenza che va oltre noi stessi e illumina di sé il nostro cammino, Dio”. Allo stesso modo, “la ricerca di una salvezza di fronte alle minacce sanitarie e sociali impone una scelta tra il chiudersi nella difesa del nostro particolare, avvantaggiando così i più forti, ovvero fare della cura dell’altro un principio di ricostruzione delle relazioni tra fratelli, figli di un unico Padre, ponendo al centro i più fragili”. “Le opere quaresimali ci riportano all’essenzialità del nostro essere e del nostro rapporto con Dio; e, in lui, con gli altri”, ha concluso il cardinale: “In questo tempo di pandemia misuriamo la verità di questo orientamento di vita, in quanto dovrebbe essere chiaro a tutti che solo la condivisione può salvarci. Non ci si salva da soli, ma insieme”.