Giovani, nuove povertà, Europa: sono tra i temi affrontati dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, in un’intervista a Toscana Oggi.
Rispetto al catechismo e agli incontri di formazione, il card. Bassetti suggerisce di usare creatività, non cercare scorciatoie, testimoniare la bellezza della vita cristiana. Di qui l’“appello a tutti i catechisti e a tutti gli operatori pastorali: mettete in risalto la gioia cristiana e non solo i doveri morali. Non riduciamo, per favore, gli incontri di formazione soltanto a un insieme di norme da imparare a memoria, come se i ragazzi fossero a scuola, ma cerchiamo di mostrare loro che il cammino verso la santità è bello, anzi, meraviglioso. E che le testimonianze di fede, anche quelle più recenti, sono stupende. Penso per esempio a Chiara Corbella e Carlo Acutis. Vale la pena essere cristiani con gioia: questo è il messaggio da offrire ai giovani”.
Sulla paura per il futuro e le nuove povertà, causate dalla pandemia, il porporato chiarisce: “La Chiesa non si dimentica di chi sta ai margini della strada, di chi ha perso il lavoro e la casa, di chi ha perso gli affetti e le sicurezze. La Chiesa è madre e maestra, e con tutta la forza morale e sociale che gli appartiene – che viene da Dio e non dagli uomini – si prende cura degli ultimi. Innanzitutto, con l’annuncio del Vangelo, fatto con coraggio e fede, in ogni latitudine e in qualsiasi circostanza. In secondo luogo, promuovendo il bene comune. Tra le tante opere concrete vorrei ricordare che in questi anni le associazioni laicali che si rifanno al magistero cattolico hanno cercato di far riconoscere il ‘fattore famiglia’ sul fisco: siamo quasi in dirittura di arrivo. Oppure, abbiamo promosso politiche sociali a favore dei meno abbienti ed esortando imprese e Stato a salvaguardare la dignità delle persone. Infine, ci siamo presi cura, con la campagna Liberi di partire, liberi di restare, dei flussi migratori”.
Parlando del ruolo dell’Italia in Europa, il cardinale evidenzia: “L’Italia per ragioni storiche note occupa da sempre un posto particolare nella Chiesa universale. Un posto di onore ma anche di oneri. Sento sopra di me il carico di responsabilità di rappresentare l’episcopato italiano in questo difficile e complesso ‘cambio d’epoca’ come lo ha definito più volte Francesco. Il mio piccolo e personale contributo in questo difficile tornante della storia è rappresentato dall’Incontro sul Mediterraneo che si è svolto a Bari nel febbraio 2020. In quel frangente, la Chiesa italiana ha guidato un processo che ha coinvolto tutte le Chiese mediterranee e quindi tre continenti: Europa, Asia e Africa. L’incontro di Bari non è stato quindi un unicum della storia della Chiesa, ma è stato invece l’avvio di un processo di pace e fraternità che ha avuto la sua origine in un’antica profezia di pace elaborata da Giorgio La Pira e che, speriamo, avrà un seguito. C’è quindi una storia che ci sovrasta e che ci precede in cui l’Italia, nonostante tutto, è un punto di riferimento per l’Europa”.