“Ho sempre avuto davanti agli occhi la Madonna del Conforto. L’ho sentita vicina a me, una presenza costante che mi ha accompagnato durante tutta la malattia e ha dato un senso alla sofferenza: direi che è stata una protezione materna. In quei momenti, dove le forze fisiche ti abbandonano e il corpo sembra spegnersi, ho avvertito nettamente la sensazione della fine dell’esistenza terrena. Allo stesso tempo, però, mi tornavano in mente le parole e le immagini che caratterizzato la mia vita, tra cui la Madonna del Conforto, e i luoghi stupendi in cui ho vissuto: Marradi, Firenze, Massa, Arezzo”. Lo dice il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, in un’intervista a Toscana Oggi, in occasione della festa della Madonna del Conforto. Il porporato è stato arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dal 1998 al 2009.
“Oggi posso dire di star bene – afferma il cardinale -. Continuo a fare un po’ di fisioterapia ma, ormai da molti giorni, ho ripreso la vita che conducevo prima e non percepisco strascichi di questa malattia. Certo c’è anche il peso dell’età ma quest’esperienza mi ha insegnato molto e sento di dover servire la Chiesa italiana con ancora più gratitudine e vigore. Evidentemente, la mia missione su questo mondo non era ancora finita. Ogni volta, però, che parlo della mia esperienza esorto sempre chi mi ascolta a non sottovalutare quest’epidemia. Bisogna prenderla sul serio, con sapienza e prudenza, e mettendo in atto tutte le cautele imposte dalla pandemia. Ben sapendo ovviamente che la nostra vita è nelle mani del Signore”.
Oggi, prosegue il presidente della Cei, “dobbiamo fare un grande richiamo all’unità della Chiesa, prendendoci cura, in ogni modo possibile, dei più fragili e dei più deboli pur senza dimenticare di essere una Chiesa in uscita. Diceva don Primo Mazzolari che la Chiesa è l’ambulanza per chi cade. Dobbiamo cioè camminare con il passo del più debole, senza giudizio, ma con l’aiuto vicendevole. Per questo serve un annuncio del Vangelo che sappia parlare alla nostra società in questa drammatica emergenza sanitaria. Come in tutte le epidemie della storia si affermano passioni incontrollate, racconti complottisti e la caccia agli untori”. Per il porporato, “tutto ciò non serve e va rigettato con vigore perché fa male al cuore dell’uomo. Quello che serve è invece il Vangelo della carità: abbiamo bisogno di ‘amore e responsabilità’ come diceva Giovanni Paolo II”.