“È stata la Gmg della Piana di Ninive. Centinaia di giovani dei villaggi cristiani sono arrivati a Qaraqosh per fare festa, pregare e dare testimonianza della loro fede e per gridare il loro benvenuto a Papa Francesco”: così padre Majeed Attalla, sacerdote siro cattolico e segretario dell’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Youhanna Boutros Moshe, racconta al Sir il raduno dei giovani cristiani della Piana di Ninive che si è svolto ieri pomeriggio a Qaraqosh, una delle tappe del viaggio di Papa Francesco in Iraq. Nella cattedrale siro-cattolica dell’Immacolata Concezione, il 7 marzo il Pontefice reciterà l’Angelus e incontrerà la comunità locale che sta lentamente rientrando nelle proprie case e terre dopo la fuga, il 6 agosto del 2014, causata dall’invasione dello Stato Islamico. Quella notte 120 mila persone ripararono con ogni mezzo possibile verso il Kurdistan in cerca di salvezza. In questi giorni ogni angolo di strada viene adornata con poster del Papa, con bandiere vaticane e irachene, la città si tira a lucido. L’evento, organizzato dalla Chiesa siro-cattolica locale, ha visto circa 1000 giovani sfilare per le strade di Qaraqosh fino al grande salone dove, dice il sacerdote, “i partecipanti hanno pregato, cantato, reso testimonianza e fatto festa. Abbiamo anche preparato un canto dedicato al Papa che abbiamo trasmesso in diretta sui social media”. Momenti di festa che, aggiunge, “ripagano di tanta sofferenza patita in questi ultimi anni. Quando vediamo così tanti giovani esprimere con gioia la fede allora capiamo che il futuro della fede, della Chiesa non è a rischio. I giovani sono il futuro della Chiesa e dell’Iraq. Dobbiamo accoglierli e prestare loro molta attenzione affinché non si perdano”.
L’incontro di ieri è stato il primo di una serie di eventi che culminerà, rivela padre Majeed, “nella settimana che precede l’arrivo del Papa, in un festival di musica, catechesi e di adorazione continua qui a Qaraqosh. I giovani sono ansiosi di incontrare Papa Francesco e vogliono prepararsi al meglio. Siamo una Chiesa che ha sofferto molto e per questo vogliamo lasciarci dietro il dolore per abbracciare il nostro Santo Padre. Abbiamo tanto bisogno di sentire le sue parole”. Non preoccupano “più di tanto” le notizie che giungono da Erbil, dove nella notte si è verificato un attacco con razzi nella zona dell’aeroporto e della base delle forze della Coalizione internazionale a guida Usa. “Non è la prima volta che accadono fatti del genere – afferma il sacerdote -. Ogni volta che si intravvede un barlume di pace ecco che tornano le bombe e le tensioni. C’è chi vuole che l’Iraq non diventi una terra pacificata. Ma noi ci impegneremo affinché lo diventi e la visita del Papa sarà un momento fondamentale di questo cammino. Il nostro grido, il grido dei giovani è questo: siamo nati in questa terra e qui moriremo, qui siamo chiamati a testimoniare la nostra fede. Basta guerra, basta sangue!”.