“Solo se come Chiesa, partendo dalla fede, cerchiamo e troviamo risposte utili alla pandemia, saremo anche in grado di apportare il nostro contributo al superamento delle numerose sfide sociali, psicologiche, sanitarie, economiche e politiche che la pandemia comporta”. Lo ha detto il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, intervenendo alla conferenza online “Chiesa e pandemia: sfide e prospettive” promossa insieme al Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca in occasione del quinto anniversario dello storico incontro a L’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Il cardinale ha spiegato che la pandemia del Covid-19 non compare nella dichiarazione congiunta de L’Avana perché “nessuno poteva prevedere una simile sfida mondiale”. “Tuttavia – ha aggiunto –, collegati alla pandemia vi sono molte questioni e molti problemi che vengono affrontati anche nella dichiarazione congiunta”, come i problemi attinenti alla coesione sociale, all’isolamento come conseguenza delle restrizioni imposte dai governi, alla crisi economica. Non va dimenticato infatti che a seguito dell’epidemia, “molte persone hanno perso il lavoro” e “il divario tra ricchi e poveri si è nuovamente allargato”. La pandemia ha colpito anche la vita della Chiesa, ponendo sfide importanti alla “fede di noi cristiani”. Il numero altissimo dei decessi in tutto il mondo ha messo in discussione “la bontà di Dio, la sua onnipotenza”, in alcuni casi, anche la sua stessa esistenza. “La pandemia – ha detto Koch facendo riferimento al tempo della Quaresima – ha fatto tornare anche tutti noi, in modo nuovo, al tempo del deserto, un tempo in cui stiamo avendo le stesse reazioni del popolo di Israele. Ma dobbiamo anche ricordare che in seguito Israele, con uno sguardo retrospettivo, comprese i quarant’anni della sua erranza nel deserto come il tempo del primo amore di Dio per Israele e di Israele per Dio. In maniera analoga, possiamo sperare e pregare che il tempo di crisi della pandemia diventi anche un tempo di conversione per tutti noi, in cui ci rivolgiamo nuovamente a Dio come amante della vita”. “Ora è nostro compito trasformare la quarantena”, “in un tempo di digiuno e di carità, un tempo di grazia e di preghiera”.