“Circa 937mila italiani si sono addentrati oltre il confine della propria regione per accedere a prestazioni mediche di vario genere, per un ammontare economico di oltre 4,3 miliardi di euro”. E, “in generale, è nelle province del Mezzogiorno che si registra un’incidenza maggiore dei ricoveri al di fuori dei confini regionali, in particolar modo in contesti come Reggio Calabria (22,6%), Matera (22,5%), Cosenza (22,2%), Campobasso (21,1%), Vibo Valentia (20,2%), Potenza (19,5%) e Crotone (19,2%); vi sono tuttavia anche alcune aree del centro e del nord in cui tali flussi sono assai frequenti: La Spezia (19,6%), Rieti (19,3%), Novara (19,2%), Piacenza (18,5%) e Viterbo (18,4%)”. Sono alcuni dati contenuti nel primo rapporto sull’emigrazione sanitaria in Italia, “Viaggi con la speranza. Storie di famiglie colpite dalla malattia di un figlio”, condotta da Iref-Acli con la collaborazione del Forum delle associazioni familiari e della Società Mutua Mba. La ricerca è stata presentata oggi in streaming, in occasione della Giornata mondiale del malato.
“Ben nove tra le prime dieci province in cui i tassi di mobilità sono più contenuti sono situate nel territorio lombardo: (oltre a Bergamo) Lecco, Como, Sondrio, Monza, Brescia, Cremona, Varese e Milano, con valori inferiori o uguali alla soglia del 3%”, si legge nel rapporto, che sottolinea come “tutto ciò sia sintomatico del fatto che laddove la sanità funziona meglio sembra ridursi considerevolmente la propensione a scegliere un nosocomio lontano dal proprio centro di residenza”. In realtà, “le percentuali dei ricoveri fuori regione sono inferiori in gran parte delle aree metropolitane, soprattutto nel Centro e nel Nord, ma anche nel Sud (fuorché a Reggio Calabria), attestandosi al di sotto del 9%”.