In Europa sono stati consegnati 26 milioni di dosi di vaccino, 17 milioni le persone vaccinate e si lavorerà “il più duramente possibile per raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta in Europa entro la fine dell’estate”. Questo ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, intervenendo davanti al Parlamento europeo per presentare la situazione della strategia vaccinale. Tre i limiti: “Siamo arrivati in ritardo con le autorizzazioni”; siamo stati “troppo ottimisti riguardo alla produzione”; eravamo “troppo sicuri che quello che abbiamo ordinato sarebbe stato effettivamente consegnato in tempo”. Tre punti di forza: “Ordinare insieme i vaccini e dividerli ora in modo solidale” (agire diversamente sarebbe stato “un’assurdità economica e la fine della nostra l’unità”); mostrare ora la stessa solidarietà con i Paesi a medio e basso reddito (con l’iniziativa Covax); usare procedure di approvazione dei vaccini più lunghe (di tre/quattro settimane) perché sono un “investimento essenziale per la fiducia e la sicurezza”.
Per porre rimedio ai limiti è nata una nuova rete europea sui test clinici per migliorare la condivisione dei dati con l’Ema; è nata una task force coordinata dal commissario Thierry Breton per far crescere la produzione e “adattare l’industria al ritmo della scienza”; è stato introdotto un meccanismo di trasparenza e autorizzazione all’esportazione, per “evitare restrizioni a chi onora i contratti con l’Ue”. “Non abbiamo ancora chiaro del tutto quanto trattamenti e vaccini siano efficaci sulle nuove varianti”: bisogna anticipare e prepararsi in fretta (e a questo servirà il nuovo progetto Hera).