Gli effetti della pandemia sul tessuto economico, sociale e scolastico si sono particolarmente fatti sentire nel caso dei minori stranieri. “Per molti di loro – che spesso sono senza un reale supporto familiare o una rete sociale di sostegno – un aiuto concreto nelle attività didattiche e nel processo di integrazione può fare la differenza tra l’abbandono scolastico e la continuazione del percorso”. Lo sottolinea in una nota oggi l’Oxfam, che, dallo scoppio della pandemia ad oggi, ha seguito circa 170 studenti di origine straniera delle scuole primarie e secondarie di I e II grado e oltre 50 famiglie stranieri che abitano nella provincia di Arezzo. “Un lavoro che non si è mai interrotto: attraverso un’attività costante di supporto allo studio dell’italiano dei ragazzi; attività si mediazione linguistica; l’invio settimanale di materiale didattico; interventi individualizzati alla formazione di classi online; lavoro di tutoring per l’elaborazione della tesina di terza media; lo svolgimento di attività ludiche e di rafforzamento delle competenze di base durante l’estate 2020; la distribuzione gratuita di tablet e pc a 20 studenti degli istituti Severi, Margaritone e Castiglion Fiorentino”, spiega una nota.
“Nella prima fase della pandemia le scuole avevano letteralmente ‘perso’ alcuni loro allievi stranieri. Si è dovuto intervenire per recuperare i contatti tra famiglia e scuola, riportare i ragazzi in classe attraverso la Dad, farli ritrovare con i propri compagni, e ripristinare così il loro diritto all’istruzione. Tutto ciò è avvenuto tra enormi difficoltà tecnologiche, di comunicazione, di rispetto della privacy, che in certi momenti sono apparse insormontabili”, racconta Francesca Terenzi operatrice di Oxfam per i progetti “Bella Presenza” e “Mentori per la resilienza”, selezionati da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. “Decisivo è stato il contributo delle mediatrici linguistiche di Oxfam, che ha permesso di riallacciare il rapporto tra scuola e famiglie immigrate, di spiegare ai genitori il funzionamento della Dad e delle diverse piattaforme – aggiunge -. Alla luce di tutto questo, appare chiaro quanto sia sempre più necessario lavorare per una scuola davvero multiculturale e plurilingue che valorizzi le differenze, senza appiattirle. Potenziando competenze ad hoc dei docenti, condividendo un progetto educativo chiaro tra famiglie e scuola, collaborando sempre di più con il privato sociale organizzato”.