“La concertazione sociale e l’importanza del sedersi a tavola con le istituzioni parlamentari e governative per far presente il punto di vista del sindacato”. Per Michele Faioli, docente di Diritto del lavoro nella facoltà di Economia Milano-Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è questo il grande insegnamento che lascia al Paese Franco Marini, ex presidente del Senato, ministro del Lavoro, segretario generale Cisl e segretario nazionale del Partito popolare italiano, scomparso oggi all’età di 87 anni.
“Sindacalismo d’ispirazione cristiana, fondato sull’insegnamento sociale della Chiesa cattolica, antifascismo, valori repubblicani: questi i principi che hanno caratterizzato fin dall’inizio l’idea di sindacato di Franco Marini”, sottolinea Faioli, ricordando che “era un sindacalista che credeva molto nel dialogo e nella contrattazione collettiva, considerando il conflitto come un rimedio marginale, una extrema ratio”.
Nel solco di Giulio Pastore, fondatore della Cisl, quello di Marini è stato “un sindacalismo cristiano-cattolico, antifascista, pienamente in linea con i valori costituzionali della solidarietà sociale, della sussidiarietà e del riscatto, individuale e collettivo, mediante il lavoro dignitoso. Nella sua storia personale va tenuta in grande considerazione la sua presenza attiva nell’Azione Cattolica e nelle Acli”.
Per Faioli, l’eredità di Marini è possibile trovarla nel “potere di immaginare le riforme” e in quello di “verificare nei fatti il modo con cui il governo pone in atto quelle riforme”. Un modo di agire che, a detta del giuslavorista della Cattolica, bisogna intraprendere “anche in questo momento proprio alla luce del Next Generation Eu”.