Un ringraziamento ai giornalisti “perché in questo tempo di pandemia, i giornali e le edicole sono stati punti fermi per un’informazione continua di un ‘male oscuro’ che ha attraversato il mondo e anche la nostra terra e che ha generato morte ovunque e anche nel territorio ferrarese, dove ormai i morti hanno superato il mezzo migliaio, con una particolare virulenza in questo nuovo anno”. Lo ha rivolto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nella messa celebrata nella chiesa di Santo Stefano, a Ferrara, per rileggere insieme il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
“Non si può informare”, ha osservato il presule, “senza toccare, senza incontrare. Solo a tavolino l’informazione rischia di essere viziata, di rispondere a un padrone, di servire le ideologie e talora, purtroppo, i pregiudizi, le precomprensioni. Senza toccare la realtà l’informazione rischia di non essere neppure efficace, non scuotere le coscienze, non aiutare a migliorare le situazioni e le persone”.
L’arcivescovo ha aggiunto: “Troppe notizie sono ‘di palazzo’, rischiando di far diventare i giornali i portavoci di una parte e non la coscienza critica di un territorio”. Inoltre, “le innovazioni tecnologiche in redazione sono importanti, soprattutto se mettono in rete conoscenze, ma non possono sostituire l’incontro con la realtà e le persone. Si rischierebbe di sacrificare la verità”. Un pericolo “sono le insidie del web, che tante volte rischia di alimentare la falsità e non la verità, le offese, il pregiudizio e non il dialogo e il confronto”.
Quindi il tributo: “Il coraggio, il lavoro appassionato di giornalisti, la vostra fatica di incontrare ci ha fatto e ci fa conoscere una realtà che è più ricca dell’apparenza, oltre che aiutare a fare chiarezza sulle situazioni drammatiche in cui vivono persone e famiglie anche della nostra città”.
Mons. Perego ha concluso: “Il Signore accompagni il vostro lavoro, perché verità e realtà camminino insieme, sempre, e aiutino un rinnovamento della vita sociale ed economica, culturale e anche ecclesiale del nostro territorio, che in questo momento soffre e rischia di infangarsi nelle sabbie delle idee e dei progetti senza le persone e le esperienze che possono farle camminare”.