Colombia: non cessa la violenza nei dipartimenti sud-occidentali. Appelli dei vescovi, mercoledì catena umana nella città portuale di Buenaventura

(Foto ANSA/SIR)

Non cessa la violenza in Colombia, soprattutto nei dipartimenti sud-occidentali (l’ultimo massacro, con la morte di tre persone, tra cui due minori, è avvenuto nel fine settimana nel dipartimento del Cauca), e la Chiesa non manca di far sentire la propria voce. Ieri, durante l’omelia della messa domenicale, l’arcivescovo di Bogotá e primate di Colombia, mons. José Rueda Aparicio, ha esortato tutto il popolo colombiano, senza distinzioni di religione, “a essere costruttore di pace”, a rispettare i diritti umani e a lottare contro ogni violenza e abuso. In particolare, ha chiesto che venga espressa solidarietà a i popoli della zona del Pacifico, che soffrono, oltre che la crescente violenza, anche l’abbandono dello Stato. Ha, poi rivolto un accorato appello ai gruppi armati perché rispettino la vita e abbandonino le armi”.
In una nota, i vescovi delle diocesi che fanno parte del dipartimento della Valle del Cauca, a partire dall’arcivescovo metropolita di Cali, mons. Darío Monsalve, uniscono la loro voce a quella di mons. Ruben Darío Jaramillo Montoya, vescovo di Buenaventura, per l’ondata di violenza che investe la città, principale porto colombiano sul Pacifico. Nel dare la propria adesione alla catena umana di protesta convocata per mercoledì 10 febbraio, i vescovi denunciano “l’appropriamento mafioso della città da parte di bande e dai cartelli della droga che monopolizzano i traffici fluviali e marittimi” e di gettare nel terrore interi quartieri, “assassinando in modo selettivo i giovani”. La catena umana è frutto di un’azione comunitaria e della società civile che continua a far sentire la sua voce, grazie anche al ruolo di accompagnamento e denuncia della diocesi, avviato dal precedente vescovo, mons. Héctor Epalza Quintero, deceduto la settimana scorsa, e proseguito con l’attuale.

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