“La prevenzione della violenza di genere e la protezione di chi ad essa sopravvive sono al centro della politica dell’Unione in materia di uguaglianza”. Lo afferma ancora la dichiarazione congiunta a firma di alcune commissarie europee, assieme al vicepresidente e Alto rappresentante Borrell, diffusa oggi alla vigilia della Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti della mutilazione genitale femminile. “In linea con il piano d’azione dell’Unione per i diritti umani e la democrazia 2020-2024, con la strategia per la parità di genere 2020-2025 e con il piano d’azione sulla parità di genere III, ci impegniamo a intensificare le azioni per porre fine alla mutilazione genitale femminile in Europa e nel mondo”. Per questo “sosteniamo e collaboriamo con chi è sopravvissuta a questa pratica, con le famiglie e le comunità colpite, con esperti e responsabili politici per eradicare la mutilazione genitale femminile. Quest’anno presenteremo una proposta per prevenire e combattere determinate forme di violenza di genere, e una raccomandazione specifica sulla prevenzione delle pratiche dannose”. La prossima strategia dell’Ue sui diritti dei minori “formulerà ulteriori raccomandazioni concrete per prevenire efficacemente la mutilazione genitale femminile e porvi fine”.
La Commissione stima che “soltanto in 13 Paesi europei 180mila ragazze siano a rischio di mutilazione, mentre in Europa 600mila donne vivono con le conseguenze della mutilazione genitale femminile”. Questa pratica viene inflitta su bambine e ragazze, dall’infanzia ai 15 anni, “giustificandola erroneamente con motivazioni culturali, religiose o sociali; è una forma di abuso sui minori e di violenza contro le donne e le ragazze e comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche nel breve e nel lungo periodo”. La penalizzazione della mutilazione genitale femminile è prevista dalla convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Anche la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, di cui tutti gli Stati membri dell’Ue sono parti, condanna la mutilazione genitale femminile in quanto forma di violenza contro bambine e ragazze.