La fraternità è “un atteggiamento attivo, un impegno a riconoscere nell’altro/a un fratello/sorella, sempre e nell’assumere attivamente l’impegno ad andare fraternamente incontro all’altro, incluso il lebbroso, il brigante, il nemico sociale, la persona di altra religione”. In sintesi “imparare a farsi prossimo”. Lo ha ribadito oggi padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, durante l’incontro on line sul tema: “Enciclica Fratelli tutti, aspetti educativi e interreligiosi” promosso, in occasione della prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, dall’Uciim (Unione cattolica italiana insegnanti medi) di Trento e dall’Aimc (Associazione italiana maestri cattolici). Passando in rassegna la struttura e il contenuto del testo, il Custode ha rimarcato la necessità di “aprire gli occhi sul fratello abbandonato lungo la strada – come il Buon Samaritano – che vuol dire su ogni fratello, perché lo ‘scartato’ è inclusivo. E occorre imparare a farsi prossimo”. Applicato al tema della fraternità questo significa “avere coscienza che costruire fraternità vuol dire cominciare a riconoscere nell’altro un fratello, trattarlo come tale, imparare a diventare fraterno”. Una chiara ispirazione francescana, per Patton, perché “è ciò che Francesco fa col lebbroso, con i briganti, con il Sultano, ma anche con le creature, con la stessa malattia e con la morte”. Un cambio di paradigma importante: “passare dalla logica dell’‘homo homini lupus’ a quella dell’‘homo homini frater’, o per usare il linguaggio di papa Francesco dalla logica dello ‘scartare’ alla logica del ‘prendersi cura dell’altro’”. In questa logica, ha spiegato il Custode, “al centro c’è la persona da promuovere nella sua crescita autentica e integrale, promuovendo la ricerca del bene, della solidarietà della condivisione dei diritti”. Ne deriva un dialogo “tra l’esperienza di comunità fraterna che si può fare a livello della piccola dimensione e l’esperienza di fraternità che si può fare a livello universale”. In questo ambito padre Patton ha evidenziato come l’impegno per la pace e il dialogo cui tutti sono chiamati trova ulteriore spinta nel cosiddetto Documento di Abu Dhabi “Sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, sottoscritto assieme al Grande Imam di Al-Ahzar il sunnita Ahmad Al-Tayyeb il 4 febbraio 2019, facendo memoria dell’incontro avvenuto a Damietta in Egitto nel 1219 tra San Francesco e il Sultano Al-Malik Al- Kamil. Un richiamo che, ha commentato il Custode, “per me che vivo in Terra Santa, non è solo stimolo a impegnarmi in una certa direzione, ma è fonte di commozione. È grazie a chi ha vissuto per secoli dentro questa prospettiva che noi frati siamo in Terra Santa, ininterrottamente, da 800 anni e in pace ed amicizia con i credenti di tutte le religioni che guardano ad Abramo come ‘padre’ nella fede”. “Le religioni – ha concluso Patton – devono fare un cammino di pace, rifiutando la violenza e particolarmente la strumentalizzazione della fede e del nome di Dio per giustificare la violenza. Cosa che – purtroppo – storicamente, un po’ tutte le religioni hanno fatto. Papa Francesco sottolinea in modo forte la necessità del dialogo tra credenti di diverse religioni, nel rispetto delle diverse identità e senza ovviamente mascherare o censurare la propria”. Circa il prossimo viaggio in Iraq di Papa Francesco il Custode ha salutato con favore l’annunciato incontro tra Papa Francesco e il capo religioso sciita, Al Sistani ee ha auspicato “la firma, anche da parte delle autorità religiose del mondo sciita, del Documento sulla fratellanza siglato ad Abu Dhabi dal Papa con l’imam sunnita al-Tayyib. L’auspicio – ha aggiunto – è quello di vedere il coinvolgimento di tutte e tre le fedi abramitiche, Cristianesimo, Islam e Ebraismo”. Dello stesso avviso anche Nibras Breigheche, prima donna ad aver ricoperto in Italia il ruolo di guida religiosa di una comunità musulmana, relatrice all’incontro: “L’adesione della componente sciita sarebbe un valore aggiunto al documento di Abu Dhabi. Ci sarebbe da gioire per ulteriori adesioni”.