Scaglione: “Navalny? Ha mostrato la voglia di cambiamento nei giovani ma il Cremlino ha paura”

Per anni corrispondente da Mosca, Fulvio Scaglione analizza il fenomeno Navalny e spiega perché è riuscito a toccare soprattutto le corde dei più giovani. “Nati nell’era Putin, da molti anni vedono una sorta di stagnazione politica che dura da troppo tempo. Vogliono novità, movimento, cambiamento”. La capacità di Navalny è stata quella di "infilarsi molto bene nelle contraddizioni reali della politica russa, cioè nella incapacità putiniana di cambiare, di avviare una successione”

(Foto ANSA/SIR)

Non cessano le manifestazioni di piazza, gli arresti, il grido dei giovani. È un vero e proprio braccio di ferro: da una parte Putin e il governo, dall’altra Alexei Navalny, condannato da un giudice del tribunale distrettuale Simonovsky per violazione della libertà vigilata. La situazione ad oggi non lascia intravedere sbocchi futuri. “Navalny continuerà con le sue attività e provocazioni e Putin e il governo continueranno come hanno sempre fatto perché non possono permettersi alcun cedimento clamoroso”. Una cosa però Navalny è riuscito a fare: “ha mostrato al mondo e alla Russia stessa che c’è una parte della popolazione russa che è il futuro del paese e cioè i giovani, che vuole qualcosa di nuovo e di diverso. E questo è il suo risultato maggiore”. Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca, mette però subito in guardia: “Navalny sui nostri giornali e sui nostri media viene definito un oppositore politico di Putin. Ma non è esatto”.

Perchè?

Nessuno può dire quale sia la sua reale posizione politica. Ne ha assunte molte e di generiche e chi lo scambia per un liberale di stampo occidentale fa un grosso errore. Faccio qualche esempio: Navalny è stato colui che ha definito, anche di recente, la Crimea come parte della Russia e ha detto che l’espulsione di Trump dai social è stata una censura”.

Quindi chi è Navalny?

Un uomo molto abile, molto intelligente, capace di agitare politicamente la piazza perché sa andare a toccare i tasti giusti.

Le corde dei giovani. Perché proprio loro?

I padri e i nonni di quelli che sono scesi in piazza, sono quelli che hanno vissuto gli scossoni dell’era Yeltsin e della Perestrojka di Gorbaciov. Hanno superato a fatica due decenni molto dolorosi della storia recente russa. Questa fascia di popolazione oggi mette la stabilità, l’ordine, la robustezza dello Stato tra i valori principali. I giovani invece hanno l’atteggiamento opposto. Sono nati nell’era Putin e da molti anni vedono una sorta di stagnazione politica che dura da troppo tempo. Vogliono novità, movimento, cambiamento. Questa situazione fa capire come in Russia si stia delineando un solco tra generazioni.

Navalny, come si è mosso?

Navalny è stato capace di infilarsi molto bene nelle contraddizioni reali della politica russa, nella incapacità putiniana di cambiare, di avviare una successione. Anche al Cremlino è chiaro che il Paese ha bisogno di riforme e qualche mese fa, Putin ha cambiato completamente il suo governo dando il via ad una politica di investimento, espansiva e di ricomposizione dei rapporti con l’Occidente.

Se il quadro è chiaro, da dove nasce allora l’immobilismo “putiniano”?

Putin, il Cremlino e in genere la classe dirigente hanno l’incubo di una seconda Perestrojka, di una stagione di riforme che come successe con Gorbaciov, una volta varate, sfuggono al controllo e diventano qualcos’altro. Questa è la ragione per cui il governo resta a metà del guado: non va né avanti né indietro, cambia ma non abbastanza. E in questa contraddizione, sfruttando il desiderio degli strati più giovani della popolazione, Navalny si è inserito perfettamente.

Ma perché portare Navalny in tribunale? C’è spazio in Russia per l’opposizione?

Se non ci fosse spazio per l’opposizione, Navalny non esisterebbe. Il video con lo scoop, o presunto tale, sulla “reggia” di Putin, ha fatto più di 100milioni di visualizzazioni nel mondo. Tutte le manifestazioni di questi giorni sono state abbondantemente filmate e trasmesse. Certamente la Russia non è il paradiso della libera opinione. Ma è anche chiaro che c’è un gioco delle parti. Questa repressione che c’è nei suoi confronti, lo punisce ma nello stesso tempo gli offre una tribuna mondiale.

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